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Malinconico come la pioggia
Il romanzo più personale di Murakami, si apre con un flashback temporale del protagonista Toru Watanabe che, sulle note di Norwegian wood dei Beatles prova un profondo turbamento nel sentirsi riportare indietro nei ricordi di 20 anni, al tempo in cui era uno studente universitario a Tokyo. Correva l’anno 1968 e la gioventù di tutto il mondo assaporava una nuova possibile era di libertà culturale e sessuale. Watanabe trascorre gli anni universitari osservando il mondo scorrergli accanto come al rallentatore, vivendo il passaggio da ragazzo a uomo cercando di ascoltare le sensazioni che gli trasmettono due ragazze in particolare, Naoko e Midori. Profondamente diverse tra loro, Naoko eterea e fatata con un tragico passato che la costringe ad un percorso di cura, Midori più concreta, terrena e con una presenza fisica esuberante, entrambe esercitano una forza magnetica su Watanabe che non si capacita di non saper prendere una direzione. Come sempre, sarà la vita che, come un fiume lento ma inarrestabile, trasporterà l’incerto Watanabe nell’unica direzione possibile. Un romanzo malinconico, densamente intriso del malessere ignoto che spezza le vite di tanti giovani incapaci di trovare un’identità in un mondo che scorre frenetico, che pretende una durezza d’animo che purtroppo non appartiene a tutti. Murakami dipinge le relazioni tra i protagonisti con una delicatezza estrema, con un realismo ammantato di naturalezza, usando le tinte del bianco, del nero, ma soprattutto del grigio dei sobborghi di Tokyo e dell’immancabile pioggia che cade ora silenziosa, ora sottile, ora densa e scrosciante ricoprendo ogni cosa e rendendo più scuro ogni colore.