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Danny l'eletto
 
Danny l'eletto 2014-12-09 14:37:39 annamariabalzano43
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4.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    09 Dicembre, 2014
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La voce del silenzio

“Danny l’eletto” di Chaim Potok è un’opera che coraggiosamente mette in risalto le contraddizioni e i contrasti che caratterizzavano la comunità ebraica alla fine degli anni quaranta, nel momento in cui la tragedia della Shoah veniva alla luce in tutta la sua inconcepibile e incomprensibile atrocità, e negli anni immediatamente successivi, quando si cominciava a parlare più concretamente della definitiva istituzione di uno stato di Israele in terra di Palestina.
Il romanzo si ambienta negli Stati Uniti, terra di rifugio e di riferimento per molti ebrei giunti da diverse parti del territorio europeo. La storia, semplice nella sua trama che vede come protagonisti due giovani adolescenti , diviene la metafora delle differenze culturali e religiose che distinguevano il mondo ebraico. Ancora oggi tali differenze non sono del tutto superate e ciò impedisce una definitiva omogeneità nelle scelte politiche e sociali della classe dirigente dello Stato di Israele.
L’accesa competizione sul campo nella partita di softball che vede Danny e Reuven affrontarsi come nemici più che come atleti, annuncia metaforicamente quelle differenze fondamentali che minacceranno di separare i due ragazzi pur legati ormai da un sentimento di profonda amicizia. L’educazione impartita dal rabbino Saunders al figlio Danny risulta incomprensibile agli occhi di Reuven, abituato a un rapporto di confidenza e fiducia con suo padre, il professore Malter, studioso del Talmud. Sono due concezioni del mondo diverse, in contrasto l’una con l’altra. Da una parte la chiusura e l’intransigenza del rabbino gli impedisce ogni contatto confidenziale con il figlio, che educa e alleva nel silenzio, col timore che l’eccezionale intelligenza di Danny possa essere di impedimento alla crescita e alla rivelazione della sua anima. La fede diviene così qualcosa di freddo e impersonale, un formale inno al Signore. Reuven, al contrario, trascorre molto tempo con il padre che gli spiega nei dettagli le parti più complesse del Talmud. Danny è attratto dalla psicanalisi e dalle teorie freudiane, considerate con disprezzo da suo padre, Reuven, invece, ha una mente più razionale e preferisce la psicologia sperimentale. Due mondi a confronto: ciò che interessa Potok è il rapporto tra ebreo e ebreo in terra americana, tra tradizionalisti e secolarizzati, tra chassid e apicoros, tra l’uso dello yiddish e l’uso dell’ebraico, nel tentativo strenuo di creare una coesione e una unitarietà indispensabili nel momento della creazione di uno stato ebraico. E qui è il punto più politico dell’opera. Il rabbino Saunders ostacolerà ostinatamente il sionismo, che è invece la vera meta che si prefigge Malter, e di cui rende partecipe il figlio Reuven.
Se da un lato Saunders afferma la necessità di attendere il Messia per costituire lo stato di Israele, Malter afferma, più realisticamente: “Il nostro Messia dobbiamo crearlo noi stessi”.
Ciò che risulta più interessante in questo romanzo è proprio l’aver evidenziato il diverso approccio alla religione e alla politica in seno alla società ebraica, e la necessità di superare le differenze o almeno di conciliarle, perché solo con una coesione interna un popolo può affrontare e superare le sfide che gli si pongono di fronte.

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Commenti

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Ciao. Il tuo commento è bello e interessante, come sempre.
Ho riletto di recente questo libro, con il seguito delle vicende in ''La scelta di Reuven''. Nella rilettura sono stato colpito soprattutto dalle questioni umane e relazionali, in particolare dalle due grandi figure di padri
( seppur molto diverse fra di loro ).
È vero. Le due figure paterne sono bellissime. Un libro molto interessante che, devo dire, ho affrontato grazie alla tua recente recensione su La scelta di Reuven. Quindi un grazie particolare.
E' un autore complesso Potok, che anche io ho conosciuto grazie ad Emilio.
Credo che per poter cogliere appieno i contenuti sia necessario un minimo di preparazione sul tema trattato e sulla storia religiosa.
Il tema è affascinante, e la recensione è a tono... e poi Emilio è un dispensatore di dritte... :)
Si, è vero Silvia. L'argomento è complesso, non si può pensare di esaurirlo in quattro e quattr'otto. Tutto ciò che riguarda Israele, la politica è la religione ebraica richiederebbe anni di studio. Questo però è un romanzo da cui qualche insegnamento si può di certo trarre.
Grazie, Rollo.
siti
09 Dicembre, 2014
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Abbiamo letto Potok negli stessi giorni, mi fa sorridere. Concordo pienamente con la risposta data a Silvia, chissà quali possibili letture delle sue opere con una profonda conoscenza della storia e della religione ebraica...
Bel commento, utile a chi, come me,vuol continuare a conoscere questo autore.
Un saluto
Laura
Grazie, Laura. Anch'io vorrei leggere ancora qualcosa di questo autore. Mi fa piacere di condividere le tue impressioni. Ricambio il saluto. A presto.
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