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“C’è un tempo...”
Citare Cohelet dei versi biblici del Libro Ecclesiaste, celebre per il lamento di Salomone sulla vanità di tutte le cose materiali, è doveroso a inizio commento:
“Per tutto c’è un momento e un tempo per ogni azione, sotto il sole...C’è un tempo per nascere e un tempo per morire.”
È doveroso perché questi versi li ho ritrovati a inizio lettura e mi hanno scossa ricordandomi qualcosa che conoscevo ma vagamente, un ricordo sfumato, sbiadito...la Bibbia!
Chaim Potok mi ha portato a quel messaggio o a parte di esso (quello che riesco a capire) e la sua lettura ne è stata poi influenzata. Ho conosciuto l’arpa eolica, la New York degli anni ’30, orrida agli occhi del romanziere nei suoi scenari urbani e così bella, come il Maine, nei suoi paesaggi marini. Ho conosciuto l’Europa finalmente narrata nel primo scorcio del suo “secolo breve” con l’ottica americana. Che pietà!! Che orrore!! Ho conosciuto una bambina, Davita, e l’ho subito amata e ho preso a contare le sue domande intelligenti e ad apprezzare le risposte finemente etimologiche della mamma.
Domande e risposte: una crescita non solo fisica o emotiva ma intellettiva, un percorso di vita a cavallo di una groppa solida, comunista, anticapitalista, sulle ali della libertà di pensiero e di scelte.
Un ritmo narrativo cadenzato e intervallato dai suoni, l’arpa eolica – su tutti – all’ingresso di una casa, di tante case, di un ingresso, di tanti ingressi a segnare anche inevitabili dipartite.
Cadenzato e intervallato ancora dai fini messaggi dell’autore (il senso della storia, del tempo, del passato, del presente, del futuro, il valore dei nomi, il contrasto tra il messaggio divino e la realtà storica vissuta in prima persona non da spettatore).
Equilibrio, serenità, accettazione, riflessione, crescita e soprattutto religione come mezzo per decifrare la realtà e i suoi contrasti. Nessuna opposizione, nessuna lotta ad una possibile sovrastruttura mentale ma un atteggiamento riflessivo, per l’autore di fede, e per me, al di là di ogni credo personale, di ogni ateismo, di ogni agnosticismo, di ogni materialismo, un messaggio che mi sento di consigliare.
Potok, qui novello Cohelet, a rinnovare il concetto di felicità, a ricordare che l’uomo percepisce un attimo, non il disegno totale, che l’uomo poco percepisce ma può vivere cercando di capire non perseguendo il piacere ma il dovere. “È decisamente la sola cosa giusta da fare” a ricordo di un altro familiare “è cosa buona e giusta...”
Un romanzo che ti cattura decisamente e che ti avvolge nella sua atmosfera con una prosa armoniosa e musicale fatta di intimi rimandi che risuonano, nella memoria, come un sapere mai dimenticato.
Un romanzo capace di toccare le corde dell’animo e di farle vibrare. Potere narrativo eccelso e in grado di coinvolgere il lettore come pochi sanno fare.
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Commenti
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Non so spiegarmi perché Potok , in Italia, non sia conosciutissimo.
grazie, il libro te lo serve su un piatto d'argento il commento. Peccato avere così pochi strumenti culturali per capirlo ancora meglio. Mi piace molto leggere sì per godere di una storia ma soprattutto mi piace cercare di capire, spero solo di aver colto qualcosa di affine al pensiero dell'autore.
Un saluto,
Laura
non so rispondere alla tua domanda, certo è che tu ci hai dato modo di conoscerlo. Io, nel mio piccolo, continuerò a parlarne ma soprattutto a leggerlo.
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