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Un'annata mediocre
Scritto nel 1975, ma tradotto solo venti anni dopo, il libro dimostra indubbiamente l'età che ha, rendendo ancora più surreali le vicende ambientate in una Finlandia molto diversa da quella odierna.
La trama segue quello che penso di poter classificare come stile nordico, caratterizzato da una serie di situazioni surreali ed inverosimili, legate a doppio filo con una vera e propria avventura picaresca.
Come ne "Il migliore amico dell'orso", successivo a questo romanzo, anche qui è un animale a fare capolino nella vita del protagonista, spingendolo a mollare tutto e rinnovarsi completamente.
Questa idea dell'animale come motore catartico indubbiamente deve molto alle tradizioni e alle mitologie nordiche che vedono gli animali collaborare con gli uomini o essere vere e proprie incarnazioni divine.
Purtroppo in questo romanzo non ho trovato lo stesso mordente de "Il migliore amico dell'orso", la colpa va sicuramente distribuita tra la differenza temporale che separa i due romanzi, la conseguente maturazione dell'autore e probabilmente una parte della responsabilità va anche al traduttore, che sembra non essere stato in grado di gestire sempre al meglio la trasposizione del romanzo. Le carenze principali, da imputare a uno dei tre casi o a tutti, si ravvisano nei dialoghi, spesso costruiti molto poveramente, senza capacità di coinvolgimento.
Nonostante queste considerazioni, il romanzo rimane piacevole, anche se non il migliore di Paasilinna, come spesso viene etichettato.
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