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UN ATAVICO DESTINO
Ada, la protagonista , entra in scena con la delicatezza dei gesti paterni tesi a proteggerla dal freddo. Intermediario ebreo, il padre, appartiene alla sfera bassa del ceto borghese; vivono ad un passo dal ghetto nella provinciale Kiev, una fra le tante città dello sterminato impero. Una scrittura lieve mi cattura e lo sguardo della bambina mi fa vedere ciò che avevo dimenticato di aver visto: l’alone sul vetro di una finestra lasciato dalla testa appoggiatavi, i giochi con gli anelli di fumo, lo sguardo dal basso verso una realtà ancora impossibile da decifrare.
Una zia, vedova e arrivista, irrompe sulla scena, con lei due figli, un maschio e una femmina , quest’ultima mezzo per realizzare il tanto desiderato riscatto sociale perché gli ebrei sono capaci di salirla, la scala sociale, “fino ad altezze vertiginose”.
Invidia, divieti, ricchezza e povertà, speranza e un eterno movimento in verticale dalla città bassa a quella alta passando per la città di mezzo dimenticando e rinnegando identità, cultura e religione schiacciati dal peso di un atavico destino. Sullo sfondo i mesti, gli onesti , strisciano, rasenti ai muri, sperando di non essere visti. La Storia ne inghiotte uno :il padre.
Ada cresce e con lei la vicenda che, frettolosamente, intrecciandosi con quella del ricco cugino - cagnolino ben nutrito e curato, impaurito dall’ululato famelico dei lupi, suoi fratelli selvaggi - va a naufragare come in una dissolvenza malriuscita .
Mentre gli eventi precipitano la maestria nel tratteggiare i caratteri e i più reconditi pensieri e le emozioni e i sentimenti nella vasta gamma che solo il reale può offrire si alterna ad una scrittura tesa a declinare impietosamente l’ “insolenza giudea”.
Ada, bambina a Kiev, giovane donna a Parigi, povera e libera, presenta molte analogie con Irène, si differenziano però proprio per l’appartenenza sociale, l’una lupo, l’altra forse” cane” ,come Harry nel romanzo, intimorita Irène da una cultura e da una discendenza ebraica che probabilmente non riuscì mai ad accettare. Diverso purtroppo anche il destino per le due: Ada, creatura letteraria, imperitura e protesa al futuro non scritto, Irène , imperitura anche lei ma condannata dalla Storia e da un’appartenenza che non sono riuscite, comunque, a imbrigliare.
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Commenti
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Mi riservo di leggere altro anche se posso dire che è già scoccata la scintilla.
Laura
Grazie per il commento
Un saluto
Laura
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