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Il treno
 
Il treno 2014-12-01 10:57:01 Mancini
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Mancini Opinione inserita da Mancini    01 Dicembre, 2014
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Un treno di sogni

Maggio 1940, le truppe Tedesche stanno per invadere l’Olanda e ben presto entreranno anche in Belgio e in Francia dove Marcel vive in un remoto paesino, Fumay, con moglie incinta e figlia.
Marcel passa i suoi giorni a riparare radio e a dar seguito alla sua vita piatta, priva di emozioni, con accanto una moglie che poco lo aiuta a tirare fuori grinta e passione.
Date le circostanze, in paese c’è grande fermento per raccogliere quei pochi affetti che possono stare nello spazio di una valigia e salire su uno dei treni che regolarmente partono per una destinazione incognita ma che si presume essere migliore di quella attuale.
Così fa Marcel e la sua famiglia ed inizia il loro viaggio, il suo viaggio verso qualcosa di nuovo, verso una riscoperta interiore che ormai sembrava perduta, invece era solo dormiente.

Basta una separazione di Marcel dal resto della famiglia, destinati a scompartimenti diversi (il padre sarà costretto in uno scompartimento adibito in precedenza al trasporto di bestiame) ed un successivo frazionamento del treno che dividerà definitivamente le loro sorti, a dare inizio al viaggio di Marcel in una dimensione parallela, quella dell’amore e della passione come forse mai li aveva visti o quanto meno che aveva ormai dimenticato.

E’ Anna, una giovane ebrea ceca, ad accendere nel protagonista il forte desiderio inebriante.
Avvolta nel suo vestito nero come a protezione da un passato nebuloso, ben presto essa si avvicinerà a Marcel che accoglierà fiero il suo invito, sia esso di protezione, sia esso di affetto oppure di becera convenienza, poco importa, l’importante è stringerla a sé, toccare il suo giovane corpo sino a possederlo in mezzo a tutta l’altra gente dormiente tra le pareti di un vagone del treno che lo sta portando verso una rinascita dei sensi, da troppo tempo assopiti.

Il viaggio continua, si attraversano paesaggi sempre nuovi, si assapora il gusto amaro di una guerra insulsa e se da un lato sfuma il ricordo della vera famiglia (sino a non ricordare nemmeno più i volti delle sue care), dall’altro cresce l’amore verso Anna che non chiede nulla, se non stargli vicino e soddisfare il suo bisogno d’affetto.

Il treno rappresenta per Marcel un sogno che coincide freudianamente con la realizzazione di un desiderio mancato; lì si è preso una pausa dalla sua vita quotidiana per immergersi in quello che ha sempre desiderato, una vita piena di passione e amore.

Faranno da cornice agli eventi alcuni luoghi di mare, il mare che Marcel non ha mai visto e che gli si presenta davanti nel miglior momento possibile, un’aggiunta di sale che rende il racconto ancor più onirico.

Ma dopo ogni bel sogno arriva il risveglio, l’amarezza in bocca, la resa dei conti con la realtà che ti riacchiappa e ti riporta a terra mettendoti sulle spalle quel fardello di responsabilità che avevi lasciato, ma solo per un po’.
Come sempre Simenon riesce a racchiudere in poche pagine e, in questo caso, nel vagone di un treno, un insieme di dialoghi, di sensazioni, di paesaggi che rendono il racconto piacevole e unico nel suo genere.

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Commenti

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Bella recensione che ho letto con partecipazione.
Si, è la storia di un sogno..un'evasione....ma comunque di un tradimento, per chiamarlo per il nome che gli si compete.
Grazie per la segnalazione.
Pia
In risposta ad un precedente commento
Mancini
01 Dicembre, 2014
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Grazie Pia,
si, di fatto si tratta di un tradimento, ma nonostante ciò ci sono sufficienti altri elementi che fanno amare questo racconto.
Elvio, ancor più che dalle stelline-voto, è il tuo commento a far percepire quanto il libro ti sia piaciuto.
In risposta ad un precedente commento
Mancini
01 Dicembre, 2014
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Grazie Emilio,
sono felice di aver trasmesso quello che ho provato!!!
vedo che è piaciuto anche a te questo Simenon!
a molti il personaggio risulta odioso, in ogni caso penso che Simenon abbia raggiunto il suo scopo dal momento che la storia e l'uomo descritto non lascia indifferente il lettore, anzi...
In risposta ad un precedente commento
Mancini
01 Dicembre, 2014
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Ben detto Silvia, si tratta di puro magnetismo!
Credo che Marcel resti uno dei personaggi che ho più odiato nella mia vita letteraria.
Il che, paradossalmente, conferma la grandezza di Simenon.
In risposta ad un precedente commento
Mancini
02 Dicembre, 2014
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Si Alessia, se prendiamo il personaggio singolo non c'è dubbio che pecchi parecchio moralmente, ma credo che sia la somma degli ingredienti a dare spessore al racconto!
Grazie per la visita.
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