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Non è un paese per vecchi
 
Non è un paese per vecchi 2014-11-30 22:19:53 Rollo Tommasi
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Stile 
 
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4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    01 Dicembre, 2014
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Con lo sguardo di un "vecchio"

Lo stile di Cormac McCarthy è perfetto per raccontare qualunque vicenda di miseria morale, insensatezza, barbarie. “Non è un paese per vecchi” è una storia del genere, scandita da una scrittura scarna, precisa, che esclude ogni tipo di ricercatezza linguistica.
I “vecchi” del titolo si incarnano nello sguardo e nella divisa dello sceriffo Bell, un uomo integro, che ha iniziato come tutore della legge molto tempo prima, con l'idea di dover avere una buona parola per tutti i cittadini della sua contea, di prendersene a cuore la difesa (sempre che il loro operato sia difendibile).
Uno di questi, Llewellyn Moss, durante una solitaria battuta di caccia alle antilopi, si ritrova in una zona desertica, sulla scena di un regolamento di conti tra trafficanti messicani di droga. Tre cadaveri sono sparsi tra le macchine crivellate; l'ultimo, più distante, ha ancora tra le mani una cartellina in pelle piena di soldi. Soldi sporchi, che porteranno guai di sicuro. Moss lo sa, ma non vede chi, più di lui, abbia diritto a prenderla e tenere tutti quei mazzetti di dollari.
Sulle sue tracce si mette Anton Chigurh, un killer psicopatico della peggiore specie, che non è il proprietario di quella valigetta ma ha comunque i suoi motivi per volerla recuperare.
Perciò, in questo inseguimento a catena, si inserisce anche lo sceriffo Bell, con l'intenzione di salvare Llewellyn e sua moglie dalla freddezza spietata e paranoica di Chigurh.

Tredici capitoli, ciascuno aperto da un monologo in corsivo dello sceriffo, che ricorda come stavano le cose al momento in cui, ventenne, veniva eletto sceriffo di contea, e quanto velocemente tutto sia andato a decadere. Una valida trovata narrativa attraverso cui McCarthy può raccontare tutta la desolazione di una realtà dove – in termini di valori ed umana pietà – non rimane più nulla.
Non è un paese per vecchi. Perché ci vuole forza fisica e determinazione per non soccombere a tutta la carica di insensata violenza che si può abbattere su un uomo in quella zona al confine tra il Texas e il Messico.
Ma non è questo che l'autore vuole dire, prima di tutto.
Non è un paese per vecchi perché, per chi ha già vissuto la maggior parte della sua vita, è dura guardare il mondo e vederlo disgregarsi: “Qualche tempo fa ho letto che certi insegnanti avevano ritrovato un sondaggio inviato negli anni Trenta a un certo numero di scuole di tutto il paese. Era stato fatto un questionario sui problemi dell'insegnamento nelle scuole. E loro hanno ritrovato i moduli compilati e spediti da ogni parte del paese, con le risposte alle loro domande. E i problemi più gravi che venivano fuori erano tipo che gli alunni parlavano in classe e correvano nei corridoi. O masticavano la gomma. O copiavano i compiti. Roba così. E allora avevano preso uno di quei moduli rimasti in bianco, ne avevano stampate un po' di copie e le avevano mandate alle stesse scuole. Dopo quarant'anni. Be', ecco le risposte. Stupri, incendi, assassinii. Droga. Suicidi. E io ci penso a queste cose. Perché il più delle volte, quando dico che il mondo sta andando alla malora, e di corsa, la gente mi fa un mezzo sorriso e mi dice che sono io che sto invecchiando. E che quello è uno dei sintomi. Ma per come la vedo io uno che non sa capire la differenza fra stuprare e ammazzare la gente e masticare la gomma in classe è molto peggio di me. E quarant'anni non sono mica così tanti. Magari fra altri quaranta la gente avrà aperto gli occhi. Sempre che non sia troppo tardi”.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
e legge con piacere libri scorrevoli (tale è il ritmo narrativo di McCarthy), ma sconsigliato a chi detesta la violenza gratuita.
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Commenti

13 risultati - visualizzati 1 - 10 1 2
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Rollo Tommasi
01 Dicembre, 2014
Ultimo aggiornamento:
01 Dicembre, 2014
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Perdonatemi la citazione molto lunga inserita alla fine della recensione: la si può ritenere giusta o sbagliata per quello che afferma, ma mi sembrava molto rappresentativa del significato che l'autore vuole dare a questa storia. L'ho inserita integralmente per questo.
L'ultima frase e' proprio azzeccata, forse 40 anni sono anche una stima ottimistica. Direi che ne bastano anche 30. Penso che lo leggero '.
Interessante commento, Rollo. Non so se leggerò il libro.
Un libro "forte" ! bello il tuo commento.
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Pia Sgarbossa
01 Dicembre, 2014
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Dalle indicazioni che hai dato, non sarebbe per me.
Grazie Rollo.
Pia
Mi fanno piacere i commenti di C.U.B., Pia ed Emilio, perchè era proprio lì che volevo arrivare: è giusto che ognuno scelga se leggerlo o no, perchè questo è il classico libro che - pur non arrivando alla grandezza de "La strada", sempre di McCarthy - può sembrare giusto (nel suo pessimismo) o fin troppo eccessivo.
E' un libro "forte" - proprio come dici tu, Annamaria - ma è McCarthy ad essere così: sceglie storie del genere, intenzionato a non "arrotondare gli spigoli", anzi. Poi può piacere (come sta accadendo a me, che l'ho scoperto da poco) o no.
Grazie dei commenti.

bellissimo commento Rollo!
molto esaustivo!
ho amato La strada e voglio leggere altro dell'autore
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
01 Dicembre, 2014
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Grazie Silvia. Anch'io ho amato profondamente "La strada" (che ho letto da pochissimo e ho inserito nella biblioteca virtuale, insieme a veri e propri capolavori). Anche "La strada", a suo modo, è un capolavoro: "Non è un paese per vecchi" non è a quel livello, e credo sarà molto difficile trovare qualcosa di simile... ma vale la pena leggere McCarthy, secondo me.
Un commento ricco di sensibilità per un libro che sembra un pugno nello stomaco...la mia unica esperienza con quest'autore consiste in "Cavalli selvaggi" che non mi entusiasmò particolarmente...questo mi incuriosisce maggiormente, come anche il più famoso "La strada". Grazie della segnalazione e delle toccanti considerazioni finali...
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
02 Dicembre, 2014
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Grazie a te delle belle parole. Credo che "Cavalli selvaggi" faccia parte di una trilogia western, o qualcosa del genere: preferisco i libri "unici", e ti consiglio soprattutto "La strada", anche se è un tipo di libro che deve piacere. "Non è un paese per vecchi" è effettivamente un pugno nello stomaco: più che per la violenza fisica in sè, che non manca, per alcuni passi di sottile tortura psicologica. Quantomeno sono quelli che impressionano di più. Ciao.
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