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Il risveglio della signorina Prim
 
Il risveglio della signorina Prim 2014-11-27 15:44:28 Mara
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Opinione inserita da Mara    27 Novembre, 2014

"L'apparenza inganna"...quasi sempre

Non posso che condividere alcune delle recensioni presenti qua e là sul web, in particolar modo per quel che concerne la sinossi del libro contenuta nel risvolto della sovraccoperta e i commenti in quarta di copertina, a mio parere, tutti alquanto fuorvianti.
E lo sono nella misura in cui tratteggiano la storia abilmente narrata dalla Fenollera come “avvolgente”, “calda”, lettura cui accostarsi a cuor leggero, con la mente sgombra…insomma, come una storia semplice e bella da assaporare apprezzando il contesto rilassante e un po’ fuori dal tempo in cui è ambientata…
Beh, l’opera prima della scrittrice spagnola non ha niente a che vedere con tale descrizione, o meglio, non è solo questo.
Al lettore attento e con un po’ di esperienza, infatti, non possono sfuggire alcuni elementi chiave che, pur non sufficienti a far rientrare l’opera nella categoria del “romanzo filosofico”, non consentono tuttavia di considerarlo completamente estraneo al genere.
I contenuti dei ritmati dialoghi tra l’uomo dello scranno e Prudencia, ad esempio, le profonde riflessioni che gli stessi stimolano, lo sforzo di coglierne il senso ultimo a volte non così evidente sono propri di ciò che definiamo un “meta romanzo”, in cui è il lettore il vero interlocutore e i protagonisti (nel nostro caso, l’uomo dello scranno e la signorina Prim) ne rappresentano semplicemente la voce, il pensiero e ne manifestano i possibili dubbi. Inevitabile citare a tal proposito “Il mondo di Sofia” di J. Gaarder… seppur più legato all’approfondimento della filosofia e della storia del pensiero filosofico, la forma letteraria del meta romanzo ha anche qui consentito all’autore, attraverso l’espediente delle dissertazioni di Sofia e Alberto, di parlare al lettore e di immaginarne le possibile reazioni/azioni a fronte di alcune rivelazioni/scoperte.
L’esordiente Natalia si rivela dunque una scrittrice affatto ingenua, anzi piuttosto raffinata, esperta e soprattutto con un importante bagaglio culturale, di studi e letture, che traspare da ogni riga, ma che dico, ogni parola del suo romanzo.
Non sono abituata e non amo in genere accanirmi nella ricerca di citazioni letterarie più o meno dotte quando mi accingo a leggere un nuovo libro, tutt’altro. Soprattutto se mi trovo di fronte a un’opera prima, mi piace lasciarmi andare, godere del piacere della lettura, imparare a capire qualcosa dell’autore attraverso di essa, senza avere ovviamente la pretesa di conoscerlo una volta giunta alla fine, ma con la certezza di saperne un po’ di più. Ed è anche il motivo per cui evito di leggere recensioni autorevoli e non a priori.
Nel caso di specie, tuttavia, sono state le citazioni dotte a cercarmi, anzi a rincorrermi oserei dire…man mano che procedevo nella lettura, pagina dopo pagina, sentivo forti e chiari richiami a opere già note…
Partiamo con i luoghi del romanzo…
Innanzitutto il “non luogo” in cui la storia trova ambientazione, il paesino di Sant’Ireneo di Arnois, sospeso fuori dal tempo, lontano dal rumore del mondo, rifugio di chi è alla ricerca dell’autenticità dei rapporti umani, del rapporto con la natura, dell’educazione alla cultura. “A volte nei posti piccoli la vita diventa più grande”, suggerisce Stefànsson in “Luce d’estate ed è subito notte”, uno dei romanzi più rappresentativi della letteratura nord-europea contemporanea. E non pochi sono i tratti comuni al piccolo borgo islandese e alla sua comunità, così ben raccontata dal succitato autore, e a Sant’Ireneo e ai suoi abitanti.
E ancora Norcia, il borgo italiano che ospita una Prudencia turista, licenziatasi dal suo posto di bibliotecaria nella dimora dell’uomo dello scranno, decisa a trascorrere alcuni mesi nella penisola, ma indirizzata dalla vecchia Lulù verso una lunga permanenza nel borgo umbro. Tra una delizia enogastronomica e l’altra, tra un paesaggio suggestivo e una chiacchierata nella piazza principale, la “donna” Prudencia matura e comprende…e non possiamo non ritrovare in lei alcuni tratti della cara Elizabeth di “Mangia, prega,ama – Una donna cerca la felicità”(E. Gilbert), in viaggio tra Roma e Napoli ingrassando 12 kg. Così come le parole della 95enne Lulù prima di lasciar andare la signorina Prim non possono non richiamarci quelle del vecchio sciamano balinese Ketut che invita Liz a “perdere l’equilibrio per amare” che, a volte, è proprio “parte di una vita equilibrata”.
Passiamo ora ai protagonisti tratteggiati dalla Fenollera…
Ciascuno di essi meriterebbe una trattazione approfondita, proprio perché le loro personalità sono talmente diverse e deliziosamente rappresentative della complessità umana, che è difficile descriverle con solo qualche aggettivo.
Mi soffermo tuttavia sul protagonista indiscusso accanto a Prudencia… l’uomo dello scranno. La prima immagine venutami alla mente quando ho iniziato a leggere di questo personaggio confesso essere stata quella dell’”uomo d’affari” sull’asteroide B328 ne “Il piccolo principe” di Antoine Saint-Exupery. Personaggio di cui, in effetti, l’uomo dello scranno rappresenta la perfetta antitesi a voler esser onesti. Il primo “signore grande e grosso”, seduto alla scrivania con una sigaretta in bocca che non ha neanche il tempo di accendere tanto è impegnato a “contare le stelle”, che dice di possedere, su un foglio da depositare in banca. Un adulto arido, quindi, e convinto di poter “contare le stelle” come fossero denari, a fronte di un’anima grande e illuminata come quella del nostro uomo senza nome che, invece, non solo si prende cura delle sue “stelle” – i “suoi” bambini – divenendo per loro strumento vivo di cui servirsi per conoscere il mondo, coltivandole e proteggendole, come il piccolo principe fa con la sua rosa, ma che lo fa nel rispetto assoluto della loro individualità, della verità e della bellezza, scevro da pregiudizi e contaminazioni di sorta.
Mi piace pensare che l’autrice, scegliendo la perifrasi “uomo dello scranno” per definire il suo personaggio, abbia volutamente stuzzicato e messo alla prova la preparazione del lettore, come fa d’altra parte nel corso di tutto il romanzo con riferimenti alla letteratura antica, latina e greca, alla storia dell’arte e così via, suggerendogli un “volo pindarico, ma non troppo” nel proprio background.
Alla luce di quanto sin qui detto, il romanzo risulta a mio parere piacevole sì, anche accattivante, ma non “leggero” questo è certo. Innegabile tuttavia la presenza di “forzature” qua e là, quali ad esempio l’insistenza sul senso di ospitalità degli abitanti di S. Ireneo, quasi poco credibile a tratti nelle modalità; o ancora, il soggiorno prolungato di Prudencia in Italia che lascerebbe presupporre un tenore di vita molto elevato per la nostra semplice bibliotecaria ex-impiegata d’ufficio.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Il mondo di Sofia di J. Gaarder
Il piccolo principe di A. Saint-Exupery
Mangia prega ama di E. Gilbert
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