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NON FARSI PRENDERE L’ANIMA
Ci vuole tempo per portare alla luce ciò che è stato cancellato. Ma è davvero importante riportarlo alla luce, o è sufficiente sapere che c’è stata quell’impronta? Questo libro è davvero molto particolare. Ti aspetti un qualcosa di simile al diario di Anna Frank, invece ti trovi di fronte a qualcosa di completamente diverso. L’autore ha uno stile estremamente analitico ed ossessionato dalla ricerca, prova un bisogno quasi viscerale di fissare la mente su piccoli particolari e riconosce lui stesso che è un’ossessione. Scrivere, scrivere di Dora, per lui è un’esigenza, per cogliere, attraverso la scrittura, attraverso i particolari, il riflesso della realtà e per percorrere strade nella propria memoria. Importante è il tema della fuga, che prende spessore, che viene descritta anche come ebbrezza di spezzare di punto in bianco tutti i legami, come una rottura brutale e volontaria, come una richiesta di aiuto, come un qualcosa che ti fa anche provare, per qualche istante, una breve sensazione di eternità. Leggendo avverti la sensazione di camminare sulle tracce di qualcuno, anche se, strada facendo, incontri forse più l’autore stesso che Dora. C’è un grumo di ignoto e di silenzio, un tendere ad avvicinarsi a lei nel tempo e nello spazio, perché ci sono persone che si lasciano dietro poche tracce, quasi anonime, e sarebbe bello conoscere cosa ne è stato di quelle vite e di quei sogni, ma nella parte finale del libro c’è tutta l’essenza di questa storia, che è una continua ed estenuante ricerca, per conoscere, per capire, ma i carnefici di Dora, ovvero la storia ed il tempo, ovvero tutto ciò che insozza e distrugge, non sono riusciti a rubarle i suoi segreti. Stile particolare, può stancare, ma se cogli l’essenza del libro, lo comprendi e sai che trovare Dora non era poi così importante.
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Bravissima.
Saluti
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Effettivamente si tratta di un libro complesso, pur nella sua apparente semplicità. Per questo Modiano è un grande scrittore.