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Addio sogni di gloria.
Ho sempre pensato che alcuni libri siano dei capolavori a prescindere da chi li legge, siano oggettivamente dei capolavori. Questo non significa che debbano piacere per forza, perché poi ognuno ha i suoi gusti, ma l'opera di per sè, vuoi per i contenuti, vuoi per lo stile, vuoi per la prosa o per quello che racconta, non possono essere ridotti ad un semplice "niente di speciale".
Ma questa forse è solo una mia particolare considerazione, però è da qui che voglio partire: "Pastorale Americana" è un capolavoro. Oggettivamente un capolavoro. È il primo romanzo di Roth che leggo e se li ha scritti tutti così (o simile) capisco perché ha vinto un Pulitzer e ha avuto l'onore di aver visto pubblicato tutta la sua opera omnia dalla Library of America (solo altri due scrittori hanno avuto questo onore in vita). La storia che ci racconta Roth inizia nel secondo dopoguerra a Old Rimrock, New Jersey. Qui, Lou Levov, guantaio ebreo conservatore e super moralista, inizia a creare quello che poi diventerà un impero e che verrà lasciato in eredità al figlio Seymour, per tutti "Lo Svedese". Lo Svedese incarna il sogno americano, non solo è ricco e bello ma eccelle in ogni sport (ne pratica ad ottimi livelli addirittura tre), è praticamente l'uomo che ogni ragazzo invida (il primo è il narratore, Nat Zuckerman, alter ego dell'autore) e che ogni ragazza vorrebbe sposare. E, come in ogni favola che si rispetti, si sposa con una miss, Miss New Jersey, Dawn Dawyer, ragazza bellissima ed intelligente. È un quadro perfetto, a questa famiglia non manca nulla, belli, ricchi e famosi. E invece... Arriva l'imprevisto, se così possiamo chiamarlo, visto che non si tratta di un evento fine a se stesso, ma di una nascita, la figlia Merry. Merry, fin da piccola, dimostra di essere una bambina curiosa e intelligente e dotata di una sua personalità. È balbuziente, ma lo psicologo dice che lo fa apposta, non vuole essere perfetta come la madre. Merry cresce si appassiona a mille cose "le consuma in un anno e poi si appassiona ad altro", finché, poco prima di diventare maggiorenne, fa una cosa che cambierà per sempre la famiglia Levov. Infatti Merry, che nel frattempo era diventata una militante per i movimenti contro la guerra del Vietnam, decide di fare un attentato allo spaccio del paese e un uomo rimane ucciso. Poi Merry scappa, è latitante, ma la sua vita e quella dei Levov sono distrutte per sempre.
Ed è qui che inizia il cuore del romanzo, quando lo Svedese decide di cercare la figlia e nello stesso tempo decide di capire dove c'è stato (se c'è stato) l'errore. Perché Merry si è comportata così? Perché Merry è cresciuta così? Perché Merry è nata così? Loro erano una famiglia perfetta, dove stava l'errore? C'era? Forse no, ed è questo il punto del romanzo, forse in alcune situazioni non c'è una causa scatenante, alcune situazioni non si controllano e basta, vanno così perché devono andare così.
"Capire bene la gente non è vivere, vivere è capirla male e male e poi male, e dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di avere ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite...beh, siete fortunati!"
È un romanzo sull'american dream e sulle sue contraddizioni, un raccontarci l'America come ha fatto anche de Lillo con "Underworld" (anche se là mancava l'elemento famiglia) o se volete come ha fatto in precedenza Faulkner con "L'urlo e il furore", là c'è l'elemento famiglia, ci sono le tragedie e le contraddizioni interne, e la protagonista Caddy, con la sua devozione e il suo amore per la famiglia, assomiglia molto allo Svedese. Però, aldilà dell'America, è un romanzo che riguarda un pò tutte le famiglie che cercando la perfezione perdono loro stesse. Lo stile è elevato, vengono spesso usati termini ebraici (spiegati a piè di pagina), e i periodi sono lunghi, i dialoghi invece sono spesso brevi. Prolisso? Si, forse, ma anche io sono stato prolisso in questa recensione e penso che se uno abbia da dire qualcosa rischia sempre di essere prolisso, se lo leggete (come voi state facendo ora con me) è perché magari quello che ha da dire vi interessa o vi intriga, e credo che in questo romanzo Roth abbia molto da dire. Un peccato mortale non averlo in libreria.
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Commenti
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Complimenti.
Laura
leggo tutte le recensioni su Roth ma non mi decido mai ad affrontarlo...
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Complimenti per la recensione, davvero molto bella.
Condivido : questo libro, complesso e non sempre di agevolissima lettura, è un capolavoro.
Personalmente l'ho anche riletto: l'approfondimento psicologico-esistenziale del protagonista mi ha commosso.
Dell'autore conosco anche qualche altro libro : nulla di paragonabile, anzi...