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Il treno
 
Il treno 2014-11-24 15:43:31 Mian88
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Novembre, 2014
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Il Treno di Georges Simeon è un’opera tanto enigmatica quanto magnetica. In sé per sé il romanzo, seppur con una partenza fin troppo rilassata, si fa divorare nell’arco di una giornata lasciando dipinti nella memoria paesaggi indimenticabili.
Marcel non conosce l’amore, nessuno glie lo ha mai insegnato. L’unico ricordo che ha della madre è quello di una donna rapata a zero e completamente nuda che a seguito di una qualche violenza lascia marito al fronte e figlio di anni 10 tra una imprecazione e l’altra a loro stessi e la memoria più vivida del padre concerne le aberrazioni vissute in guerra mixate con l’infinito dispiacere determinato dall’abbandono della consorte ed un’unica vera grande consolazione: l’alcool. Marcel è inoltre un giovane dalla salute cagionevole, tubercolotico e miope si ritrova a soli 14 anni in sanatorio e quando al compimento del diciottesimo anno di età tornerà a casa si dedicherà alla riparazione di piccoli elettrodomestici, nello specifico radio. Convinto che nessuno lo avrebbe mai sposato non indugia un solo secondo quando Jeanne si dimostra interessata a lui e con lei decide di trascorrere i giorni della sua vita.
Ma è veramente felice Marcel? Vive a Fumay con la figlia di 4 anni Sophie e sua moglie Jeanne al sesto mese della sua seconda gravidanza, ha un lavoro ben avviato e una casa di sua proprietà. Eppure qualcosa manca nella sua vita. Non è minimamente toccato dall’invasione tedesca, per lui era un qualcosa che doveva accadere da oltre un anno e quando è costretto a lasciare la sua casa, il suo lavoro, i suoi averi e perfino i familiari da parte della moglie (padre e sorelle) non se ne dispiace minimamente anzi, si sente sollevato!! L’idea in particolare di non avere più a che fare con il capofamiglia autoritario della coniuge che per loro aveva sempre tutto deciso o con le continue fughe di Jeanne dalle sorelle e dai genitori perché incapace di prendere anche la più piccola decisione senza la guida familiare, per lui non sono altro che boccate d’aria fresca. Una liberazione allo stato puro!
Si sente stranito dalle sue sensazioni anche successivamente quando prende consapevolezza del fatto che durante il viaggio è stato separato dalla moglie e dalla figlia. Si stupisce eppure si rende conto di non dipendere da loro e di poter fare a meno anche di queste. E’ calmo il nostro Marcel, non è assalito dalla preoccupazione o dall’agitazione perché mosso dalla consapevolezza intrinseca che quella che dovrebbe essere la sua famiglia sta bene. Lui lo sa.
Ed eccola. Silenziosa e agile prende posto sul treno. I suoi lunghi capelli neri e il suo abito scuro dovrebbero renderla mimetizzabile in un affollato vagone merci eppure tra tutti e tra tutte proprio lei spicca agli occhi di Marcel. Ed è sempre con lei che per la prima volta il protagonista di questo racconto prende consapevolezza di sé e si sente vivo:
“Non gridai. Ma fui li per farlo. Fui lì li per pronunciare parole senza senso, per esprimere la mia gratitudine, la mia felicità, o anche per lamentarmi, poiché era una felicità che mi faceva soffrire. Soffrivo di non poter raggiungere l’impossibile.
Avrei voluto esprimere tutta la mia tenerezza per quella donna che il giorno prima non conoscevo, ma che era un essere umano, che diventava ai miei occhi l’essere umano”.
E per la prima volta può dire di essere appagato dalla vita. Ma non quella soddisfazione determinata dall’agio e dall’aver tutto, il suo corpo vibra, la sua anima è un turbinio di emozioni, non è lo stesso Marcel di pochi giorni prima. E’ consapevole di non essere l’unico ad esser libero e a sentirsi preda degli avvenimenti, anche gli altri membri del treno sembrano incantati dalle circostanze. Fatica a riconoscersi.
“Non ho vergogna di dirlo, ero felice, di una felicità che stava alla felicità di ogni giorno come il suono che viene fuori passando l’archetto dal lato sbagliato del ponticello sta al suono normale di un violino. Un suono acuto, squisito, che faceva deliziosamente male”.
I due si fondono in un solo corpo e in una sola anima, le loro carni sembrano voler divenire una cosa sola, uno sguardo è sufficiente per intendersi, perfino un silenzio è reso magico se riguarda Anna e Marcel.
Ma la verità è ben diversa da quella che l’uomo ha davanti, non può negare di avere una moglie, una figlia e un pargolo in arrivo. Sa che tra lui e Anna non c’è futuro ma si ostina a non volerlo ammettere. Al tempo stesso sa che così stan le cose e nulla fa per cambiarle. Sotto certi aspetti illude la donna di un qualcosa che mai ha veramente avuto intenzione di darle. Infine la separazione. Inevitabile quanto fastidiosa. Da una cosa sola la sente un’estranea, un elemento di disturbo, non la vuole con sé.
Magistralmente scritto, Simeon ci dona non un’opera canonica ricca di avventure e fatti susseguenti bensì di psicoanalisi. Marcel sa farsi odiare (e ci riesce molto bene) ma sa anche farsi amare con la sua crudele umanità. Anna e i suoi silenzi, Anna e i suoi sguardi, Anna e i suoi dolori celati sono il motore del romanzo e tutti leggendo le parole dell’autore ci sentiamo tanto lei quanto il Marcel che desidera essere un altro, il Marcel che brama di lasciare ciò che ha ma non ne ha il coraggio, il Marcel che dinanzi alla sua debolezza sembra quasi voler rinnegare quel che ha fatto e quanto vissuto, e istintivamente disdegniamo il Marcel capace di distruggere la persona che gli ha donato la vita, che lo ha fatto rinascere.

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Commenti

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Una bella recensione, Maria.
Tra la vasta produzione di Simenon si trovano libri sorprendenti.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
24 Novembre, 2014
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Grazie Emilio, di cuore.
E' vero, questo in particolare ci offre un Simenon fuori dagli schemi, la realtà che descrive mette a nudo l'animo umano perché pone il lettore dinanzi a situazioni in cui chiunque può rispecchiarsi ed interrogarsi. Secondo me dalla lettura sorge spontaneo chiedersi:-"Ma io cosa avrei fatto? Avrei davvero agito diversamente? Quali sono le ragioni concrete che spingono Marcel ad escludere Anna dalla sua vita?"- Non riferisco solo al ritrovamento della moglie bensì a quel finale capace di lasciare l'amaro in bocca sotto molteplici profili.
Sono varie le sfumature e i quesiti su cui l'autore ci interroga e noi non possiamo altro che tentare di dare una risposta, seppur sommaria.
Grazie ancora Emilio :-)
il mio primo Simenon, un ricordo indelebile!
un ottimo libro
Anche per me e' stato il primo di una lunga serie ! E come si dice, il primo Simenon non si scorda mai.
complimenti per la bella recensione !! hai visto il film tratto del romanzo ? " Noi due senza domani " è il titolo. Gli attori sono un bravissimo jean louis trintignant e una luminosa Romy Schneider . Per una volta un film che vale il romanzo !!
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