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Indignazione 2014-11-20 12:21:40 Mancini
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Mancini Opinione inserita da Mancini    20 Novembre, 2014
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Fuga senza ritorno

Quando Marcus Messner, giovane iscritto al college della sua città natale, decide di cambiare istituto e trasferirsi a chilometri di distanza da casa dei suoi, dove ha vissuto sino ad allora, è perché la sua sopportazione nei confronti della morbosa apprensione del padre ha raggiunto il limite.
Da allora qualcosa cambierà irreversibilmente nella sua vita.

E’ il 1951, la guerra tra le due Coree sta seminando morte e distruzione e l’unico modo per migliaia di giovani statunitensi per sottrarsi alla chiamata al fronte è quella di studiare con profitto.
Nel nuovo college di Winesburg le intenzioni di Marcus sono né più né meno che quelle, in linea con la sua condotta di ragazzo diligente che sin da piccolo era stato educato al lavoro nella macelleria kosher di famiglia dove erano nati e poi proliferati i continui scontri con quel padre le cui vedute conservatrici iniziavano a porre vincoli troppo ottusi alla crescita del protagonista.
Eppure la permanenza e i buoni propositi non si rivelano così fluidi e scontati; ben presto Marcus si troverà a fronteggiare piccoli problemi di vita quotidiana che, se da un lato lo distoglieranno dal dovere, dall’altro faranno maturare in lui quel rifiuto nei confronti di una politica bigotta e pseudo-clericale professata nel college e che rappresenteranno di lì in poi la sua “indignazione”.
La prima uscita con Olivia, ragazza incontrata nel college, finisce per scardinare definitivamente la ormai precarie certezze che il giovane si era costruito e che si basavano sulla cultura castigata e conservatrice del papà macellaio di origini ebree, della famiglia felice a tutti i costi dove le tensioni era meglio reprimerle in nome di una facciata da conservare al cospetto degli altri.

Olivia è il suo contrario, figlia di divorziati, disinibita, con problemi comportamentali, un esempio di quello che c’è fuori dal “guscio” dei Messner o che più propriamente è contenuto in potenza nei Messner ma trattenuto da uno scudo inconscio che li protegge e li fa sopravvivere, ma che ora è finalmente pronto ad esplodere in un pianto liberatorio.

Romanzo atipico quello di Roth, il mio primo, dietro ai cui eventi si nascondono sottili parafrasi di vita e il cui messaggio, sapientemente rinchiuso nell’originale epilogo, è un insegnamento che spaventa.
Tanto è stato attento e premuroso lo studente modello a perseguire il suo percorso che lo avrebbe tenuto lontano dalla guerra, tanto più una banalità, che qui non riporto, lo ha dato in pasto a quella guerra che se lo è portato via.

Marcus è l’agnello sacrificale di una cultura, quella conservatrice Americana di quegli anni (ma non molto dissimile alla odierna, a tratti un po’ bigotta), che poco lasciava alla libertà di pensiero personale e Marcus avrà a disposizione solo quegli istanti prima di morire per riflettere sui suoi errori.
Come una beffa, solo in quegli istanti, sotto morfina, finirà per imparare l’unico insegnamento che quell’odiato padre vicino alla follia gli aveva propinato nel corso della sua breve vita: stare attento a quel “terribile, incomprensibile modo in cui le scelte più accidentali, più banali, addirittura più comiche, producono gli esiti più sproporzionati”.

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Commenti

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Salve. Ho trovato decisamente interessante la tua analisi.
Dell'autore ho letto solo alcuni libri, di cui uno bello ("Pastorale americana'') ; pertanto non mi sento di affermare se, e fino a che punto, sia uno scrittore ideologizzato.
Per questo ti domando se sia idealizzata la figura di Olivia e se si tende a suddividere i personaggi in positivi e negativi. Qualche passaggio del tuo commento può far sorgere questo dubbio.
In risposta ad un precedente commento
Mancini
20 Novembre, 2014
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Ciao Emilio,
personalmente non ho trovato alcuna idealizzazione in nessuno dei personaggi.
Anche perché la stessa Olivia, per essere ben compresa, dovrebbe essere descritta un pò più analiticamente, cosa che io ho volutamente evitato per non svelare troppo.
D'altra parte però l'intero romanzo nasconde dietro una ideologia, non parliamo di massimi sistemi, per carità, ma nel suo piccolo il messaggio appare chiaro!
Bel commento.
Roth è molto particolare nel toccare i nervi scoperti del suo Paese: lo fa in modo efficace pur senza essere ipercritico. Per me, che non amo particolarmente lo "stile statunitense" di raccontare, questo scrittore rappresenta una notevole eccezione.
In risposta ad un precedente commento
Emilio Berra  TO
21 Novembre, 2014
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Grazie per la risposta.
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