Dettagli Recensione
cosa vedono gli occhi di un amico immaginario
Ho comprato questo libro senza essermi informato più di tanto, ho letto il retro della copertina in cui si parlava di un amico immaginario e del suo amico immaginante il quale soffre di autismo. Mi sono subito interessato pensando che l'autore raccontasse in modo molto particolare i comportamenti riferiti ai bambini autistici quindi l'ho acquistato.
La storia è raccontata da Budo (l'amico immaginario) in prima persona che inizialmente descrive la sua vita con Max, delle sue abitudini, delle sue ben poche amicizie e dei suoi comportamenti alquanto particolari; la voce di Budo è paragonabile ad un bambino di circa 6 anni (Max, della stessa età, lo ha immaginato suo coetaneo) quindi molto semplice e scolastica anche nell'articolazione delle frasi. Budo è stato creato da Max molto meticolosamente, sembra un essere umano in pelle ed ossa, peccato che nessuno lo possa vedere al di fuori di Max e degli altri amici immaginari che vagano per la scuola o l'ospedale (in cui Budo si recherà spesso), Budo può camminare e girovagare da solo senza la presenza del suo inventore e sopratutto lui non dorme; inoltre è molto intelligente sempre perchè Max lo ha pensato così, quindi ha imparato molto a scuola, persino a leggere.
La vita di questi due amici viene sconvolta da un fatto inaspettato e molto grave che fa disperare Budo e anche Max, vedremo quindi correre, scappare, spiare, incontrare strani personaggi per poi concludere la storia in maniera commovente e molto bella.
Personalmente mi aspettavo un altro tipo di racconto, credo che il tono molto elementare di Budo non faccia trapelare a pieno i comportamenti di Max che sono affascinanti all'ennesima potenza. Se fosse stato usato un diverso tipo di registro forse la storia avrebbe preso un'altra piega e sarebbe stata veramente stupenda anche perché alcune parti sono veramente belle, rapiscono letteralmente il lettore, e non solo!