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L'apparente leggerezza delle metafore
« Tomàs allora non si rendeva conto che le metafore sono una cosa pericolosa. Con le metafore è meglio non scherzare. Da una sola metafora nasce l'amore ».
Ed è proprio con le metafore che Milan Kundera ci spinge dentro a questa storia, a quest'intrigo di situazioni, innescando numerose riflessioni su altrettanto numerosi temi, affrontati da quattro principali personaggi.
Abbiamo Tomàs, un famoso chirurgo amante delle donne, e sua moglie Tereza, donna gelosa e possessiva che, seppure cosciente dei numerosi tradimenti del marito, gli rimane fino alla fine fedele. Incontriamo poi Sabine, amante di Tomàs, e Franz, amante di Sabine; entrambi troppo diversi per cercare di capirsi ed entrambi fuori tempo: all'inizio lui non vuole lasciare la moglie e lei vorrebbe invece non dover competere con un'altra donna, poi lui le dà la possibilità di uscire allo scoperto e lei capisce di non poterlo sopportare e lo lascia.
La paura dell’abbandono, l’infedeltà, la dipendenza di una donna dal suo uomo, la filosofia dell’eterno ritorno nietzscheiano, l’adattamento delle nostre azioni al condizionamento dello sguardo esterno, l’invasione della Cecoslovacchia da parte dei russi, la Primavera di Praga. Questi sono solo alcuni elementi che si incontrano nelle pagine de "L’insostenibile leggerezza dell’essere" di Milan Kundera, il tutto contornato da uno stile leggibile, a tratti un po' forse pesante per il suo essere sempre intriso di idee filosofiche, ma accattivante e che ti sprona nel continuare la lettura.
Così capiamo che tutto quello che apparentemente ci può sembrare leggero, tanto da farsi apprezzare e desiderare, con il passare del tempo mostra il suo peso insostenibile, ponendoci a una distanza di sicurezza per non farsi opprimere dalla sua gravità.
Il lettore, terminata la lettura, non potrà che avvertire la necessità di cogliere il presente, di esserci ora e adesso, di non perdersi nulla e di andare fino in fondo.