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All'ombra dell'Atomium
Attirato alla lettura dal richiamo ad un avvenimento lontano, a cui avevo avuto l’occasione di partecipare in età giovanile, ho ritrovato nel libro di J. Coe spirito ed emozioni di un evento che – con buona pace dei conterranei milanesi – non saranno più eguagliati nelle Expo successive. Nell’Expo di Bruxelles vi erano tutte le speranze di un futuro di benessere dopo la tragedia bellica, ma anche i segnali della guerra fredda che, dopo poco tempo, si sarebbe materializzata nel muro di Berlino e che allora si manifestava nell’avvio della competizione spaziale, con lo sputnik orgogliosamente esposto nel padiglione dell’Unione Sovietica.
In tale contesto, scenario ideale per le attività di spionaggio, J. Coe ambienta una spy story che è un piacevole mix di thriller e di humour inglese: Ian Fleming, che negli anni ’50 aveva pubblicato i primi libri su James Bond, shakerato con Woodhouse. Thomas, il protagonista, è una figura agli antipodi di 007, di cui è comunque un estimatore: imbranato seduttore, spia suo malgrado, si trova invischiato in una vicenda di intelligence, reale e non priva di vittime. Solo nella fase finale si rende conto fino in fondo di essere stato manovrato da una coppia di personaggi che, solo con apparente signorilità, lo arruoleranno suo malgrado. Trattandosi di un thriller di più non diciamo!
Il libro è di piacevole lettura, la ricostruzione storica ed ambientale dell’Expo accurata anche nei dettagli , la vicenda sufficientemente plausibile per piacere agli amanti del thrilling.