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Tu sei niente
Tu sei niente. Questo la prima lezione di vita che una madre afghana può dare a sua figlia.
Tu sei niente. Questo ciò che una giovane bambina afghana si sente dire, speranzosamente incredula, e ciò di cui si convincerà di lì a poco.
Il mio terzo viaggio in terra afghana attraverso la sempre più sorprendente penna di Khaled Hosseini, è stato certamente il più intenso. La storia è spaventosamente struggente e in svariati punti trattenere le lacrime è quasi titanico. In un romanzo che si intreccia alle vicende della storia recente, Laila e Mariam sono due giovani fanciulle nate e cresciute diversamente, ma accomunate da un uomo, Rashid. Si tratta di due donne profondamente contrastanti: Mariam, rassegnata al suo destino, che vede come un’espiazione per aver causato la morte di sua madre; Laila, più giovane e culturalmente così evoluta da permettersi di disobbedire o di rispondere al suo uomo. Un uomo che, manco a dirlo, nessuna delle due ama ma a cui son giunte per caso e con cui son rimaste per necessità. La svolta nelle loro vite deriva dal loro incontro, che porterà alla condivisione di una vita amara, fatta di doveri e zero diritti, di guerra e di stenti, di sangue e di morte, di dovuta sottomissione e di violenza sotto ogni punto di vista. Due esperienze a confronto che consentono all’una e all’altra, anche grazie alla condivisione della genitorialità di Laila, di scoprire la complicità e la solidarietà. Ma la felicità, a una donna d’Afghanistan, non è concessa; la loro vita è irrimediabilmente intrisa di dolore e lo sarà anche quando il destino deciderà di fare un passo indietro, concedendosi una seconda possibilità.
“Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna a cui dare la colpa.”
Dovrebbe essere una consolazione il fatto che sia tutto inventato? No, purtroppo non siamo in un thriller: Laila, Mariam, Rashid e tutti gli altri personaggi sono fittizi, ma riproducono la realtà quotidiana che autorizza a picchiare una donna perché ha cotto troppo il riso, a violentarla perché non ha voglia di avere un rapporto, a strangolarla perché ha osato contraddire un uomo. Cosa rimane alla donna? La speranza: questa è l’unica costante nella vita di Laila e Mariam. Perché “quando questa guerra sarà finita, l'Afghanistan avrà forse più bisogno di donne che di uomini. Perché una società non ha nessuna possibilità di progredire se le sue donne sono ignoranti, nessuna possibilità.”
Tu sei niente. Questo il tabù da eliminare attraverso la speranza, che nel cuore di una donna afghana deve splendere sempre con la forza di mille splendidi soli.
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