Dettagli Recensione
Un'interessante lettura oltre le righe
Il primo ricordo che ho della lettura di questo testo è l’angoscia. Un lieve ma profondo senso di angoscia mi attanagliò le viscere fin dalla prima riga. Mi ci sono affacciata alla cieca, senza sapere che tipo di libro avevo davanti agli occhi e non è stato affatto facile capirlo. Rimasi spaesata dalla forma a mò di piece teatrale, tante voci e nessun vero narratore. Un coro confuso che invoca pietà per un dolore che non vuole saperne di affievolirsi. Non capivo, non era una normale storia con un inizio e una fine, dei personaggi e delle descrizioni. Si trattava in vero di tanti dialoghi solitari che pian piano, procedendo nella lettura, si sono uniti in un coro altisonante di pena e speranza. Poche pagine, tanti personaggi, un’unica comune storia che parla di perdita. La perdita di un figlio per i motivi e nell’età più varia, una perdita che non si riesce ad accettare. Una pena che si vuole lenire con il ricordo.
Raccontare un simile testo vorrebbe dire rovinare il piacere della scoperta di una storia che ti fa sentire il dolore dei personaggi come se fosse il tuo. Ne sono rimasta affascinata tanto quanto sconvolta, non mi aspettavo qualcosa di così avvolgente e profondo. La cosa sorprendente è che Grossman riesce a trasmettere un dolore reale fatto di angoscia e pesantezza interiore che non ha niente a che vedere con il pianto e la commozione. Non posso che consigliarne la lettura per provare con la propria mente un coinvolgimento tanto profondo quanto breve. Si tratta infatti di un libricino che si può benissimo divorare in poche ore capace però di arrivare fino in fondo a ciò che di più umano e viscerale possediamo!
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