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Con loro o contro di loro
Due fratelli e le rispettive mogli si ritrovano in un lussuoso ristorante durante una cena per discutere di un argomento che ha turbato improvvisamente le loro esistenze. I loro figli hanno commesso un delitto, l’uccisione di un barbone, quasi per gioco, per quella incosciente negligenza adolescenziale che ti fa combinare di tutto, a volte con conseguenze inattese.
Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso tutto, la gente ha visto il fatto in televisione, sebbene l’identità dei due giovani non sia chiara.
Di qui l’autore, con una bravura insolita, riesce a comprimere nell’ambito della durata di una cena l’intero racconto che non risulta mai né privo di dettagli né noioso.
Come si reagisce di fronte ad un atto delittuoso commesso da un giovane figlio? Ci si immedesima completamente nel suo stato emotivo prendendone le difese in modo incondizionato oppure lo si allontana e condanna come fosse uno dei tanti delinquenti sulla faccia della terra?
Qui troviamo entrambe le versioni, entrambi gli atteggiamenti impersonati da attori dal temperamento completamente differente.
Serge, il fratello/padre politico di fama e in lizza per il posto di Primo Ministro, appare subito quello distaccato e incline a condannare l’ignobile gesto in nome di una pseudo-morale che gli è imposta dall’etichetta. Le elezioni sono vicine e un’auto accusa pubblica potrebbe dare lustro alla sua immagine imprimendogli l’ultima necessaria spinta verso il successo.
Paul, il fratello/padre professore in aspettativa, ben supportato da sua moglie, mostra invece sin da subito un amore protettivo verso il proprio figlio al limite della negazione della colpa, quasi come se la vittima avesse meritato l’ignobile fine perché si trovava nel posto sbagliato.
I caratteri dei commensali vengono dipinti pagina dopo pagina e si scoprono le psicologie per nulla banali di ognuno di loro. Paul è di sicuro il personaggio meglio sviluppato, nonché voce narrante, del quale emerge un passato di difficoltà che lo hanno persino spinto ad allontanarsi temporaneamente dal proprio lavoro di insegnante.
Paul assomiglia a suo figlio molto più di quanto Serge assomigli al proprio; questo rapporto di forte empatia porterà ad una sintonia emozionale così forte da oltrepassare ogni normale ostacolo morale rendendo di fatto il rapporto padre/figlio estremamente saldo, seppure caratterizzato da una “normale” ma solo apparente distanza.
Del resto Paul sa bene cosa voglia dire l’istinto, l’agire di pancia, atteggiamenti che lo hanno sempre contraddistinto durante la sua vita portandogli non pochi problemi.
Il lettore si troverà dunque tipicamente a dover prendere le parti di una delle due fazioni e non sarà poi così difficile perché sarà portato a ragionare non seguendo la legge, ma entrando vivamente, accompagnato dall’autore, nell’animo turbolento del vero protagonista, Paul, capendone appieno le debolezze che però spesso si rivelano anche essere i suoi punti di forza.
L’atmosfera del racconto rimane costantemente sospesa facendo attendere un finale che sempre più mi ha ricordato una lenta chiusura di un sipario su una scena conclusiva di un dramma teatrale.
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Commenti
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interessante la tua visione, Elvio!
sì, in effetti io ho percepito una predilezione dell'autore verso Paul e non posso non ammettere che anche io mi sono sentito affascinato da lui.
Ma con le dovute distanze!
La violenza non la appoggio, né l'istinto aggressivo. Mi piace però l'idea, sebbene esasperata, dell'amore paterno al di lá di ogni ragionevole dubbio!
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Dal tuo commento, pongo delle riserve sull'autore del libro. Pare quasi ci sia un'identificazione dello scrittore nel personaggio di Paul, tanto da condurre il lettore addirittura a solidarizzare con lui, ed ha 'portato' te lettore a parlare di "pseudomorale" per il fratello. Se è così si tratta di un romanzo ideologico che evito volentieri.
Ma forse ho capito male. Ho frainteso ?