Dettagli Recensione
Il vuoto interiore. Abnegazione della realtà.
Senza mezzi termini Irvine Welsh ci trasporta in quello che è il mondo non gradito a chi è certo che la società sia tutta rose e fiori. Pertanto se appartenete a quel gruppo di persone che preferisce pensare che certi “problemi non esistono”, che certe “situazioni al limite” siano solo frutto di fervida fantasia o che sono semplicemente di “stomaco debole” non iniziate nemmeno a leggerlo. Definire “Trainspotting”? Credo che sia impossibile. Se in prima facie l’opera risulta sboccata, violenta, cruda, allucinante, e senza un filo logico in realtà il suo significato è ben oltre l’apparenza, lo si percepisce leggendo tra le “righe”.
Le vicende narrate riguardano vari personaggi e toccano tematiche che possono individuarsi nella tossicodipendenza e conseguente rischio di contrarre l’AIDS, nella violenza e nell’alcolismo.
Mark Renton, detto Rents, perennemente in cerca di chiudere la sua liason con l’ero, è la voce portante di un romanzo che in se per sé è costituito da una serie di racconti e riflessioni del “drogato tipo”. Sick Boy, alias Simon Williamson, è il playboy della combriccola e nessuna “pollastrella” può fuggire dal suo radar una volta che questo l’ha identificata nel suo raggio d’azione, Francis Begbie, o anche detto Frank/Begbie, non ha niente a che vedere con “quella roba”, non è succube della droga lui, non è come gli altri, si considera quello forte, il trascinatore, colui che si fa rispettare e che è capace di cambiare umore passando dalla quiete all’incavolatura più profonda nell’arco di 5 nano secondi ed allora non conta se davanti ha una donna, un uomo, un bambino, un cane egli farà giustizia, fa dell’amicizia il suo valore portante, infine Spud soprannome del giovane Daniel Murphy è l’animalista del gruppo, ha la personalità più trascinabile e buona tra tutti i protagonisti ma al tempo stesso è anche quello che maggiormente si rende conto del gran casino in cui si sono cacciati. Thomas Lawrence e Matty mostrano al lettore e prima ancora agli stessi protagonisti quali sono le conseguenze di questo loro amore impossibile, lasciandoci/li inevitabilmente con quel retrogusto di amaro in bocca. Per quanto ognuno di loro viva con l’incubo di contrarre il “virus” non riescono mai completamente ad uscire dal turbine della “botta”, ne sono attratti come in una spirale senza uscita, con l’E i problemi non esistono.
La prima parte del romanzo essendo costituita da una serie di racconti brevi ed apparentemente scollegati tra loro non è agevole da seguire in quanto lascia il lettore confuso, stranito dalle situazioni presentate e quasi in difficoltà nell’identificare gli stessi protagonisti. A differenza delle opere ordinarie non vi è una presentazione del personaggio principale, del suo vissuto o semplicemente di chi è. In Trainspotting questo non avviene. Rent è l’unico tra gli amici di cui viene data una descrizione sommaria della famiglia, nello specifico ad un funerale. Anche in questo caso però non si va mai nel profondo dei legami affettivi, Welsh si limita a descrivere il dato di fatto che egli ha un fratello, una madre e un padre alquanto opinabili e da cui si evince chiaramente il vuoto interiore dal ragazzo coltivato.
A partire dalla seconda metà del libro ogni protagonista assume un carattere nuovo ed il lettore inizia a percepire il forte senso di evanescenza di queste vite al limite. Rent si interroga sul suo modo di vivere, sul perché ha iniziato a drogarsi e sul suo desiderio di smettere con le sostanze stupefacenti per poi giungere alla conclusione che alla fin fine cosa possono aspettarsi dei reietti come lui e i suoi amici da una società da cui sono esclusi e identificati come un pericolo? Perché arrovellarsi per quel che sarà se tanto loro non sanno nemmeno se lo avranno loro un avvenire?
La voce narrante prevalente è quella di Rent ma molteplici sono i novellieri di questo inusuale testo, ogni punto di vista offre al lettore una diversa prospettiva ed il fatto che il linguaggio utilizzato sia quotidiano, si avvalori di termini gergali e parolacce rende concreta e veritiera l’opera.
Con le sue parole Welsh simboleggia quel periodo della vita in cui si è allo sbaraglio: continuare a sbandare o scegliere di viverla questa vita? Irvine conosce bene la difficoltà di dover prendere decisioni, egli stesso è stato per primo un tossicodipendente ed ha iniziato a scrivere quei racconti che poi sono diventati “Trainspotting” proprio per ricordare la tanto citata “botta” che l’E gli faceva provare. Una lettura piacevole nonostante la crudezza, che scorre bene e lascia il segno non tanto per i fatti raccontati ma per il suo senso intrinseco.
Vi lascio con un breve incipit:
«Lo volevate ammazzare, quello scoiattolo.»
« Ma era solo uno scoiattolo del cazzo, Spud. E’ un animale nocivo, un parassita….» mi fa lui. Mi mette un braccio intorno alle spalle.
« Se quello è un parassita, allora io e te cosa siamo, non per dire… chi lo decide se uno è un parassita? Prendi quelle tipe di prima, non per dire… per loro i parassiti sono la gente come noi… ma mica per questo hanno il diritto di ammazzarci..» gli dico.
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In lista per una futura lettura.
Grazie
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Inseguendo chimere, molti 'fuggono' dalla realtà, dalle responsabilità, dalla vita.
Eppure la vita si coglie proprio nella semplicità e nello stupore per la sua bellezza.