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Namichidori
Il Disegno del Piviere ci traghetta nel Giappone di Kawabata, nel seguito del romanzo breve Mille Gru di cui e' indispensabile la lettura prima di procedere col qui presente titolo.
La vicenda si apre con il matrimonio di Kikuji e Yukiko e ci riporta a tu per tu con Fumiko, la donna protagonista di un amore precedente malinconicamente sfumato nel nulla. Eppure nonostante il definitivo addio, sintomatico di una rottura decisiva col passato e di un'apertura verso il futuro prossimo, lo sposo non riesce a redimersi dai suoi peccati , non riesce ad abbandonarsi al rapporto con la giovane, adorabile, virginea sposa.
La scrittura del premio Nobel ha un fluire poco compatibile con i ritmi occidentali, si tratta di un incedere suo esclusivo, quasi fossero bozze di pensieri individuali ma appartenenti ad un unico argomento. Liberare la mente plasmata dagli stili di scrittura per noi piu' frequenti potrebbe essere la chiave di lettura di Kawabata, il cui potere evocativo e' potente ed unico, e va ben oltre la forma. O forse proprio quella forma che richiama le scritture piu' antiche e' il mezzo piu' adatto per enfatizzare il legame coi costumi e le peculiarita' del paese del Sol Levante.
L'amore nostalgico per la tradizione classica giapponese e' freccia e scudo, trapassa il lettore, protegge e preserva l'autore. E' l'essenza di dettagli che sfuggono al nostro procedere convulso, mentre Kawabata blocca , dilata, arpeggia la bellezza. Una foglia dal rosso autunnale puo' innescare una contemplazione senza tempo, la cerimonia del tè diviene palcoscenico dove il fruscìo delle foglie si diffonde in una tenue sinfonia , e antiche tazze si esibiscono protagoniste.
Il disegno di un piviere sulla biancheria di Yukiko richiama un volo che la sposa ignara forse non potra' mai spiccare, così come il bianco delle gru ricamate sul fazzoletto incarna la purezza della giovane donna.
Cio' che resta troncato, incompiuto in letteratura non e' privo di finale nella visione di Kawabata; e' espressione della vita, mentre cammina, senza opzione di essere imbrigliata, priva di argini.
Sempre affascinante, a lui bisogna abbandonarsi. Egli e' portavoce di una cultura che per intercessione della penna va decantata con inerzia. Buona lettura.
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Commenti
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Grazie Bruno. Il mio Kawabata preferiti resta KOTO, il concetto di bellezza orizzontale che in esso e' contenuto e' impensabile e magnifico.
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Anche a me il libro e' piaciuto, come continuazione di ''Mille gru'' , anche se ha una struttura non lineare.
Personalmente ho apprezzato in particolare lo stile.