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Lo strano caso dell'apprendista libraia
 
Lo strano caso dell'apprendista libraia 2014-10-21 14:58:08 Belmi
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Belmi Opinione inserita da Belmi    21 Ottobre, 2014
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Più letteratura rosa che romanzo

Ho iniziato a leggere questo libro e dopo poche pagine mi sono resa conto che si trattava di letteratura rosa. Genere che non disdegno e quindi per la valutazione l’ho messo a confronto con altri romanzi simili e da qui il voto non molto alto.

“Lo strano caso dell’apprendista libraia” parla di Esme, giovane ragazza inglese di 23 anni che vive momentaneamente a New York per seguire un dottorato in storia dell’arte. Esme si “ritrova” incinta, il padre è un ragazzo di quasi dieci anni più grande di lei, che con due parole definirei molto inaffidabile. Da qui la necessità di lavorare e la fortuna di ritrovarsi catapultata alla Civetta, una libreria davvero suggestiva.

Solitamente trovo sempre qualche elemento del carattere della protagonista che mi affascina. Qui l’unico barlume di personalità l’ho visto solo nella scelta significativa che farà sulla maternità, per quanto riguarda il resto, sono rimasta molto delusa. Una ragazza con una personalità debole, facilmente influenzabile, insicura e senza un briciolo d’orgoglio e di amore per se stessa. Posso capire la giovane età però poi ho pensato ai miei 23 anni e non ho trovato nessuna giustificazione per Esme.

Per la Meyler è un esordio, devo dire che lo stile non è male però ricorre a delle descrizioni troppo noiose che a volte invece di arricchire la mente del lettore la fanno stancare e distrarre (e va considerato che amo molto il genere descrittivo). Inoltre su scene non particolarmente importanti si è dilungata anche troppo e su parti, secondo me fondamentali (come il ruolo dei genitori in Inghilterra), le ha solamente accennate, come se fossero un contorno.

Da salvare c’è la parte della libreria, la Civetta è un posto in cui vorrei perdermi, e poi ho scoperto che grazie all'aiuto della scrittrice due librerie indipendenti si sono salvate dalla crisi. Questo gli rende davvero merito.

Sul punto se consigliarlo o meno, lascio libera scelta perché in fin dei conti non è proprio un libro da buttare ma neanche da sollecitare.

Buona lettura!

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