Dettagli Recensione
Viaggio in nessun posto, sotto la luna
L’incarico iniziale: “Voglio Céline, disse, devo averlo”.
Una committente d’eccezione: la Signora Morte.
La tariffa richiesta: “6 dollari l’ora”
L’incaricato (“Assolutamente, grassone”): “Ero Nicky Belane, investigatore privato”, “L’investigatore più dritto di L.A.”
Stato civile: “Sposato tre volte, tre volte divorziato”.
Età: “Eccomi lì, a 55 anni, ancora a brancolare nel buio”.
Profilo psicologico del protagonista: “Quindi eccomi lì. Seduto ad ascoltare la pioggia. Se fossi morto in quel momento nel mondo intero non si sarebbe versata neppure una lacrima”.
“Pulp”, l’ultima opera di Charles Bukowski, è una storia che interpreta il genere del quale porta il nome: “un pasticcio” sia sul piano narrativo, sia dal punto di vista del risultato estetico.
La narrazione celebra il trionfo di situazioni assurde (“Céline è morto. Era nato nel 1891”), perché gli incarichi improbabili si moltiplicano (“Sto cercando di rintracciare un certo Passero Rosso. Lei ha qualche idea di dove posso trovarlo?”) e si intersecano (“Qualcuno ha visto Cindy, Céline o il Passero Rosso?”), producendo situazioni paradossali (“Il Passero Rosso. Era come la ricerca del Santo Graal”) e surreali (“La persona stesa nella bara ero io”) tra identità impossibili (“Louis Ferdinand Destouches, 1894”), metafisiche (“La signora morte era in estasi… Aveva un aspetto magnifico, raggiante”) ed extragalattiche (“Ti arruolo per la nostra causa, la causa di Zaros.. Stiamo ancora rivedendo il piano per occupare la Terra”).
Nella narrazione troviamo disseminati aforismi sulla vita (“E’ quando capisci che sei vecchio, che stai lì seduto a chiederti dove va a finire”) e sul suo senso (“C’era la luna e la mia vita stava andando lentamente in nessun posto”). Ma è a un’aliena che Bukowski affida il messaggio più inquietante:
“Che cosa è troppo orribile, Jeannie? La Terra. Lo smog, gli assassini, l’aria avvelenata, l’acqua avvelenata, il cibo avvelenato, l’odio, la mancanza di speranza, tutto. Sulla Terra l’unica cosa bella sono gli animali, e stanno eliminando anche loro, presto scompariranno tutti, tranne i topi e i cavalli da corsa. E’ molto triste, non c’è da meravigliarsi, se bevi tanto”.
Bruno Elpis
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Si, lo consiglio. Uno degli aspetti che m'infastidisce in un libro é la volgarità e quest'opera a parer mio non ha questo difetto. Inoltre non ho colto particolare indulgenza alle sollecitazioni commerciali alle quali Buk fu sottoposto... ovviamente, è il mio parere personale... considera che il testo fu pubblicato postumo nel 1994, quindi ormai è un pezzo di modernariato!
Ti ho mai detto che sono un'aliena ? O perlomeno la penso come gli alieni :-)
@ Mario: hai ragione, il paragone con Palahniuk potrebbe non stimolare... In realtà pensavo più al genere, al pulp, che all'opera. O a quanto disturbano certi testi di Bukowski (non "Pulp"). :-)
Incredibilmente, dato l'autore e le sue tematiche, l'ho trovato un libro piacevole, che scorre via fluido senza mai risultare pesante nè didascalico.
Ed è incredibile anche come le parole che tu reputi più devastanti del romanzo precedano quella che io reputo la scena più bella, ovvero Jeannie che saluta per l'ultima volta Nick guardandolo "con occhi che nessuna donna gli aveva mai riservato".
Un barlume di calore in un oceano freddo di disillusione.
Grande Bukowski!
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vedo che hai dato dei buoni voti, lo consigli quindi?
bravo come sempre Bruno, complimenti!
ciao