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La catastrofe pubblica e privata
Un'auto e un autobus che trasporta bambini. Una strada e una curva. Un'amante seduta nell'auto. Una mano tra le sue gambe, invece che sul volante. Un'invasione di corsia.
Joseph Lambert, dallo specchietto retrovisore, vede l'autobus finire giù dal pendio e prendere fuoco nello scontro con un muro. Non riesce a far altro che togliere la mano dalle cosce di Edmonde e proseguire, muto, per la strada che li porterà a casa anche quella sera.
Nei giorni a venire, Joseph si porrà determinate domande, più e più volte: perché Edmonde finge che nulla sia accaduto e non vi fa il minimo accenno? E' possibile che non si sia accorta di nulla? E il pastore che era sul ciglio della strada? Li ha visti nell'auto? Che stia solo aspettando il momento giusto per poterlo ricattare?
Dipingere l'atmosfera di un piccolo paese di provincia: è questa la grande abilità che Simenon sfodera ne “I complici”. Lo fa attraverso gli occhi del “colpevole”, quando l'immane tragedia divide irrimediabilmente la sua vita in due parti (un prima ed un dopo).
L'odio dell'intera comunità per un responsabile che non si riesce ad individuare, la commiserazione per i piccoli defunti e i loro parenti, la partecipazione collettiva ai solenni funerali pubblici: sensazioni e comportamenti cui Joseph potrà assistere tra discorsi nei bar, incontri occasionali, discussioni con i propri familiari (combattuto tra la pura curiosità di vedere se la farà franca e la tentazione nichilista di confessare tutto). Lampi di vita che ad un certo punto lo portano a giudicare tutti quegli individui, senza prospettive, illusi, a volte meschini, ma non assassini (come invece è lui).
L'unico punto oscuro, per Joseph, diventa Edmonde: la segretaria che la sua ditta ha assunto qualche anno prima, professionale ma impenetrabile, riservata sino al mutismo. Nonostante la porti spesso con sé, l'unica cosa che Joseph conosce realmente di lei è quella particolare smorfia che le compare sul viso al momento dell'orgasmo, che lei pare vivere come qualcosa di proprio invece che di condiviso. Null'altro.
Nemmeno riesce a spiegarsi come lei si sia “accodata” al resto del paese nel seguire il triste funerale collettivo e non l'abbia invece denunciato per aver causato quella drammatica strage di innocenti.
Forse perché... sono “complici”?
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Commenti
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Buona giornata
Non ho letto "La camera azzurra" ma altro di Simenon. Non è uno dei miei autori preferiti, ma è comunque uno che non delude: ha un proprio stile (bello perchè essenziale, secondo me) e dei contenuti validissimi ed eterogenei.
Grazie dei complimenti.
A Mian:
si, "I complici" è da leggere. Non aspettarti tantissimo... ma abbastanza, sì! :)
Grazie dell'apprezzamento.
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Ciao, Pia.