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Da Machiavelli a Camus
Un romanzo agghiacciante che vede al centro il rapporto padri-figli, ma soprattutto un romanzo sull’emarginazione in tutte le sue forme, non solo quella che riguarda il diverso, il derelitto, ma anche quella di chi per scelta rifiuta il codice del vivere civile.
I protagonisti di questa storia vengono delineati con cura e attenzione nelle loro caratteristiche fisiche e morali. Il carattere di ognuno emerge nel corso della storia, rivelando lati nascosti e oscuri a volte sorprendenti.
L’abitudine di due fratelli, uno, politico di successo, l’altro, insegnante in aspettativa, di incontrarsi con periodica scadenza in un ristorante, per trascorrere una serata insieme, diviene l’occasione per affrontare l’argomento sconvolgente che riguarda i figli, macchiatisi d’una orribile aggressione a un barbone che aveva occupato lo spazio antistante un bancomat. Il fatto, ripreso dalle telecamere esterne, viene trasmesso in tv durante la trasmissione Telefono Giallo. La serenità di due famiglie viene sconvolta. Ogni genitore si trova di fronte a un figlio che fino ad un attimo prima credeva di conoscere a fondo e in cui aveva fiducia, e che invece si rivela essere un estraneo, qualcuno che ragiona e si comporta talmente autonomamente da fare scelte e compiere azioni del tutto inaspettate.
Fin qui i genitori si trovano davanti all’alternativa se denunciare i figli, come vorrebbe il codice etico comportamentale di ogni individuo onesto, o proteggerli fino alle estreme conseguenze, con quell’amore indiscusso e indiscutibile di sempre. Ciò ovviamente mette tutto in gioco, le carriere di successo, il futuro dei giovani. Tra le due coppie si accentua il divario che esiste da sempre. C’è chi opterebbe per una soluzione anche la più discutibile, secondo il principio del fine che giustifica i mezzi, pur di salvare la reputazione e l’avvenire dei ragazzi, chi si pronuncia, invece, per una linea più rigorosa e rispettosa della giustizia.
Le cose, tuttavia si complicano nel momento in cui la personalità di uno dei genitori, Paul, si chiarisce nelle sue sfaccettature più nascoste. Egli si rivela un ribelle, a volte violento, che, in circostanze avverse, non riesce a trattenere la sua aggressività, né cerca minimamente attenuanti o giustificazioni. Dunque Paul è qualcuno che vive l’emarginazione come scelta, un’emarginazione diversa da quella del barbone o di Beau-Faso il bambino adottato, apparentemente integrato, vittima e colpevole allo stesso tempo. L’emarginazione di Paul è simile a quella di chi si sente estraneo alla società di cui fa parte e di cui a fatica accetta i codici e le regole del gioco. Simile in questo a Lo straniero di Camus, che suscita orrore negli altri per le sue scelte. Dunque qui il rapporto padre – figlio si complica, la problematica si amplia e l’autore lascia al lettore il compito di trovare le risposte più idonee.
La conclusione inaspettata accentua l’aspetto cinico e crudo del romanzo.
Questo testo è estremamente interessante se si vuole considerare la tendenza della letteratura contemporanea a focalizzare l'attenzione sui mali dei nostri tempi, a denunciare i limiti d'una società che mette al centro dei propri interessi l'opulenza e il potere, perdendo di vista ogni valore.
Il romanzo di Koch è stato recentemente liberamente rielaborato dal regista De Matteo per il film “I nostri ragazzi” con Alessandro Gassman, Barbora Bobulova, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio. Un ottimo film, per un’ottima regia, che tuttavia si discosta alquanto dal romanzo originale, attenuando forse gli aspetti più crudi dei personaggi dei genitori, ma rendendo la storia più vicina a noi e alla nostra società. Assolutamente da vedere.
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Commenti
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Complimenti!
Pia
Il tema di come ci si pone di fronte ai crimini commessi dai propri figli o dai propri padri ha fornito innumerevoli spunti alla letteratura fin dall'antichità e non perderà mai interesse, nè cesserà di essere d'attualità.
Siamo ancora tutti sbigottiti, credo, dalle reazioni dei familiari del giovane napoletano che ha seviziato e ridotto in fin di vita un ragazzino quattordicenne. Qualcuno ha fatto dell'ironia di cattivo gusto sul fatto che a Napoli i figli sono "piezz e core", ma la verità è che la tendenza odierna è di assolvere i propri figli sempre e comunque, lo si vede fin dalla scuola dove i genitori sono spesso gli avvocati difensori dei propri figli e i pubblici accusatori degli insegnanti. Sarà perchè sta tornando di moda il "lavare i panni sporchi in famiglia?" Ne dubito. Temo che quelle assoluzioni pubbliche siano anche assoluzioni private, solo appena un po' increspate dal fastidio procurato e dalle ore perse per occuparsene.
Tornando al romanzo, non conosco l'autore, e mi incuriosisce come questo tema possa essere affrontato in latidudini meno influenzate dalla nostra tradizione e cultura familistica e in società in cui probabilmente influisce ancora l'etica puritana.
In quanto al cinema, ricordo due grandi film (in realtà in entrambi i casi le parti erano rovesciate: i delitti erano stati commessi dai padri): Colpire al cuore di Gianni Amelio e Music Box, prova d'accusa di Costa Gavras. In entrambi i casi i figli alla fine denunciarono i padri. E forse questo è ciò che succede prevalentemente nella realtà: si tende a difendere i figli a prescindere. Il problema etico si propone solo con i padri.
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Io trovo comunque che la cinica penna di Koch raggiunga il lettore e che ponga davanti agli occhi situazioni non lontanissime dalla realtà...