Dettagli Recensione
Commento digressivo
Spesso m’interrogo sulla stranezza delle dinamiche sociali.
Mi meraviglio quando leggo che in Italia ogni anno circa due milioni di cittadini trascinano i vicini dal giudice di pace o in tribunale per questioni condominiali. Con incredulità constato che i rapporti di vicinato sono la principale causa di litigiosità e d’intolleranza cronica.
Se poi mi soffermo sulle cause dei litigi, trovo una lunga serie di “futili motivi”: i rumori, l'uso degli spazi comuni, gli stillicidi, gli animali domestici… ogni screzio sembra rappresentare una ghiotta opportunità per sfogare tensioni e istinti bellicosi.
M’interrogo sulle possibili cause di tanta ferocia. E ne trovo un bel ventaglio.
L’invidia, ad esempio.
La possibilità di esportare tensioni familiari o personali nell’ambiente confinante.
L’incapacità di stabilire la giusta distanza nei rapporti interpersonali e di coabitazione.
Le cause economiche e, peggio ancora, quelle relazionali e psicologiche, che mettono in gioco i rispettivi vissuti.
Da lì l’apertura delle ostilità per proiettare antipatie, rancori, frustrazioni, amarezze. Con il risultato di produrre insofferenza, delusione, fastidio, incomprensione. Ed equivoci a non finire.
A questo tema in fondo si ricollega “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Frederik Backman.
Il nome del protagonista è Ove, ha 59 anni ed è vedovo (“Sono sei mesi che è morta. E Ove gira ancora per casa due volte al giorno per tastare i radiatori e controllare che lei non abbia alzato il riscaldamento di nascosto”).
Inasprito dalla vita, ha un carattere burbero, litigioso e scontroso (“La moglie di Ove spesso si lamenta che Ove litiga sempre per tutto”). Riserva la massima attenzione al rispetto delle regole e non è disposto a perdonare chi sgarra: chi parcheggia l'auto fuori dagli spazi, chi non conferisce i rifiuti rispettando le norme per la raccolta differenziata, chi non sa governare i propri animali…
Sotto tale scorza, Ove possiede un’umanità che emerge pagina dopo pagina, e così scopriamo che Ove è stato un orfano, costretto troppo presto ad affrontare la crudeltà del prossimo, i pregiudizi, le ingiustizie. Poi ha conosciuto una donna straordinaria e di lei si è innamorato perdutamente, con un sentimento che durerà tutta la vita.
Intanto nella vita dell’uomo solo, che tenta il suicidio, compare una famiglia che semina scompiglio…
Un po’ satira malinconica, un po’ fiaba, un po’ cronaca dei nostri giorni, “L’uomo che metteva in ordine il mondo” è una storia nata sul blog di Fredrik Backman, giornalista svedese.
La prima parte della storia l’ho trovata triste, mi ha messo a disagio perché in essa ho riconosciuto alcune inquietanti dinamiche della nostra società (tra esse, quella della mia digressione iniziale). Poi però, a questo romanzo ci si affeziona…
Bruno Elpis
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sono tematiche all'ordine del giorno e di cui è giusto fermarsi a riflettere....
penso che la tolleranza al giorno d'oggi sia scomparsa dal vocabolario di tante tante persone
io credo che ciascuno di noi abbia un vissuto e, magari (spero di no) sofferenze tali... poi intervengono la cultura, la sensibilità personale, la propensione ad accettare ... c'è chi comprende, chi no... chi si associa ai dolori dell'altro, chi reagisce nel modo sbagliato. Ma forse sto divagando sulla digressione (come dire, una digressione al quadrato).
:-) Ciao, grazie ;-)
Trovo il tuo commento interessante, non solo per la parte introduttiva, ma soprattutto per la focalizzazione sul protagonista. Fra il detto e il non detto, invogli alla lettura.
Io proprio no!
Tutto il mondo è paese...qualsiasi mondo...
Ciaoooo, Pia.
mi hai molto interessato a questo titolo, che non conoscevo. Nel tuo commento c'è qualcosa che mi evoca il film "Gran Torino" di Clint Eastwood. E per quanto riguarda le espierenze viste e vissute: da tempo non do il minimo credito alla "vox populi", alle apparenze che ti portano a dare etichette troppo facilmente alle persone. So bene che nelle vicende umane occorrerebbe scavare a fondo per arrivare anche solo a una piccola parte di verità e nessuno oggi, nella società dei tweet (ma forse anche prima) ha più voglia di farlo.
@ Pier: la società dei tweet è la tappa successiva a quella liquida di Bauman... :-) Ciao!
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come farsi un pò d'introspezione?
subito sono stata incuriosita dal titolo.
Magari , mi sono detta, sarà il prossimo da votare.
delusione....
bravo bruno
saluti