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.. e nessuno provi a spegnere la luce...
La chiave di lettura di questo romanzo credo sia proprio tra le sue pagine: "il buffo è l'unico modo veritiero di raccontare una storia triste".
All'inizio ci si lascia coinvolgere dall'umorismo e dalla strampalaggine dei protagonisti: il giovane Alex in qualità di interprete, suo nonno in qualità di autista ed una cagna in calore e scorreggiona assunti dal giovane scrittore americano Jonathan Safran come guide in un viaggio nei meandri dell'Ucraina alla ricerca di una donna ritratta in una foto e che lo scrittore vorrebbe conoscere e ringraziare per aver salvato suo nonno durante un attacco dei nazisti.
E il racconto è a tratti esilarante sia perchè affidato al vocabolario eccentrico del giovane interprete Alex con ambizioni da scrittore sia per la stravaganza che caratterizza i personaggi la cui convivenza 'forzata' durante i primi giorni del viaggio dà sfoggio a dialoghi molto spassosi.
Poi però il viaggio nel presente s'intreccia col viaggio nel passato; la meta è la stessa, il villaggio in cui è vissuta la donna della foto, ma mentre i tre (anzi quattro con la cagna) si avvicinano a destinazione seguendo i passi lenti e quasi funerei dell'ultima superstite, l'altro viaggio procede parallelo nel passato per spiegare a tutti - illuminare le menti - il motivo per cui quel villaggio ora non esiste più, completamente cancellato.
Perchè ogni cosa DEVE essere illuminata, non è giusto oscurare alla memoria i ricordi, anche quelli più laceranti, della propria vita nella speranza che questa cecità della mente possa alleviare il dolore dell'anima.. più si cerca di non ricordare il passato, più il passato spinge per riaffiorare. Vero, verissimo.
Ma se continuo così questo commento rischia di diventare troppo serio e cupo e non sarebbe certo di gradimento per il buon Alex anzi, come direbbe lui, potrebbe indurre molti a 'fabbricare tante zeta' o 'cacare mattoni' (mi fanno impazzire questi modo di dire, è chiaro cosa significhino, vero?)
Mi permetto solo di dare un consiglio a chi sia intenzionato a leggere il libro di Foer: non soffermatevi troppo sul perchè, cercate piuttosto di apprezzare cosa e come viene scritto: indubbiamente non è un libro facile da portare a termine soprattutto quando, giunti a metà, il viaggio nel passato e quello nel presente sono ben avviati ma sfuggono i legami, le possibili relazioni e gli eventuali punti di incontro. Insomma è facile perdersi, rimanere spaesati... proprio come accade ai protagonisti quando sono a pochi chilometri dalla destinazione.
Ho quindi preferito pensare che i due viaggi fossero due racconti distinti, senza sforzarmi di trovare nessi tra i due ma lasciandomi emozionare dalla poesia di alcune pagine, dal potere devastante dei ricordi che affiorano e delle parole che li raccontano, talmente evocative da non richiedere alcuna punteggiatura, alcun freno alla loro travolgente intensità.
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Foer è uno di quegli autori che non conosco ma che mi interessano. Con quale libro cominciare ?