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Il paradiso degli orchi
 
Il paradiso degli orchi 2014-09-25 10:38:52 Giovannino
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Giovannino Opinione inserita da Giovannino    25 Settembre, 2014
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Bombe al grande magazzino.

Conoscete Benjamin Malaussène? Sicuramente se avete letto ( o sentito parlare) di Daniel Pennac, scrittore francese dell’ultimo ventennio del 1900, avrete anche sentito parlare del nostro Malo, che è infatti il protagonista di molti suoi romanzi. Sono infatti sei i romanzi che formano il ciclo di Malaussène, il primo è appunto “Il Paradiso degli orchi” del 1985 e l’ultimo è “La passione di Therese” del 1999. In questo libretto di sole 200 pagine Pennac ci presenta innanzitutto i protagonisti del ciclo, e non sono per nulla pochi, anzi la famiglia Malaussène sembra quasi essere infinita, nel corso del romanzo infatti vedrete sbucare fuori fratelli e sorelle da ogni dove ed ognuno con una sua particolarità, si va dall’appassionata della fotografia all’amante dell’esoterismo per concludere con il cane della famiglia, Julius, anche esso con la sua particolarità, è epilettico e puzza da morire. Ma chi è Ben Malaussène? In poche parole, un capro espiatorio. Ben lavora infatti in un grande magazzino ed il suo lavoro è quello di subire umiliazioni e critiche da parte dei clienti insoddisfatti così da lasciare in pace gli altri dipendente del grande magazzino. La tranquilla (se così possiamo definirla) vita di Ben e degli altri dipendenti viene però sconvolta da una serie di esplosioni che non solo mietono vittime ma sembrano avere una certa frequenza, come se fossero calcolate. Logicamente dopo le prime esplosioni la colpa tende a ricadere sul nostro Ben (è il suo ruolo d’altra parte…), ma come vedremo in seguito la storia e soprattutto i moventi sono molto più complessi di quello che sembrano. Un giallo, a tratti pulp, molto intrigante nella sua semplicità, non mancano infatti i colpi di scena e le sorprese che sconvolgono quanto stabilito nelle pagine precedenti. Il linguaggio è lineare e semplice (Pennac era professore di francese), i periodi sono brevi, così come i capitoli. Pennac racconta spesso scene grottesche, al limite del surreale e con aria comica, ed a mio avviso contrastano benissimo con le scene invece più cruente (come le descrizioni dei cadaveri dopo le esplosioni). In alcuni tratti magari si crea un po’ di confusione con i mille personaggi che intervengono nella scene, ma credo che anche questo sia un artifizio letterario per non rendere chiaro a chi legge il proseguimento della storia, d’altra parte i colpi di scena sono frequenti. Per il resto un romanzo leggero da leggere in poco tempo che vi lascerà con il fiato sospeso fino alla fine, fino all’ultimo capitolo, dove le carte verranno messe apposto (come in ogni giallo che si rispetti) e il nostro Ben potrà tirare finalmente un sospiro di sollievo. Piacevole.

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