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Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafòn
Il secondo poderoso romanzo di Zafòn non delude le aspettative dei lettori: l’autore è riuscito a bissare il successo, cosa non da poco. E’ inevitabile il paragone con “L’ombra del vento”, come inelusibile leggere questo secondo romanzo; l’ambientazione è la medesima, la Barcellona cupa e misteriosa, in cui si celano dissonanze e suggestioni ( questa volta targata anni ’20), come ci siamo abituati a vederla e sentirla attraverso lo scrittore, simili le atmosfere e la trama descrittiva dei personaggi e del protagonista, il giovane David Martìn, aspirante scrittore. Sono presenti i topos peculiari di Zafòn che contraddistinguono la sua immaginifica arte: straordinario amore per i libri, passione divorante e totalizzante, l’amore per la sua città e gli intrighi che ne sottintende… Eppure il dejà vu non dà fastidio né il risaputo delude, ma è come proseguire la storia ed esserne sempre avvinti perché lo stile di Zafòn trasporta e stordisce fino all’ultima pagina. Gli scenari inquietanti, i fatti incalzanti, i misteri che avviluppano sono un caleidoscopio di immagini e sensazioni che non demordono e il fascino del “Gioco dell’angelo” ci irretisce come malìa. A fronte di tanta editoria che si legge perché indotti in modo subliminale dal tam tam mediatico o da certa critica veicolata e ci si annoia o si arranca nella lettura di paccottiglia spacciata per opera d’arte, questa storia ha il merito di coinvolgere non solo per la trama intricata, ma anche per la tecnica narrativa suggestiva e poetica. La scrittura di Zafòn è di un’invidiabile scioltezza e ariosità, un linguaggio musicale come spartiti poetici ( l’eco della mia voce si perse nell’ombra); si intercalano in totale armonia immagini di fulgente/polverosa luce o di tenebre azzurrate e dal buio assoluto (un cielo lapidato di nubi nere). Metafore evocative e vivide (la pioggia lacrime di luce che precipitano come pugnali di cristallo), coloriture verbali fascinose e fluttuanti che cadenzano un ritmo fluido e scorrevole dove tutto palpita ed è soffuso ed ammantato di decadente bellezza.