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Leviatano
 
Leviatano 2014-08-29 17:08:01 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    29 Agosto, 2014
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Tutto può accadere, anche l'irrilevante

Due agenti dell'FBI si presentano alla porta di casa di Peter Aaron: nel lontano Wisconsin, sul bordo di una strada, c'è un tronco d'uomo abbrustolito, fattosi saltare in aria mentre provava a costruire una bomba, e avendo addosso solo un appunto, che riconduce proprio a Peter.
Ma lui dichiara di non conoscerlo. Mentendo, perché senza alcun particolare indizio ha già capito di chi si tratta. Non un terrorista (non di professione, almeno). Solo lo scrittore – e suo amico – Benjamin Sachs.

Questo romanzo di Paul Auster è la storia di Ben Sachs... o forse è la storia di Peter Aaron (una sorta di alter ego dell'autore) che si racconta mentre racconta di Sachs. L'amico morto in così strane circostanze era uno scrittore valido, prolifico, che stava completando un ultimo manoscritto da intitolare, per l'appunto, “Leviatano” (niente a che fare con Hobbes, almeno in apparenza).
In cinque capitoli che rappresentano altrettanti periodi di vita, viene fuori la personalità di Ben Sachs, la sua innata capacità di avere contatti “alla pari” con le persone più diverse, il rapporto aperto con la moglie Fannie che non evita una dolorosa separazione, il legame speciale con l'amica Marie. E poi i due avvenimenti che cambiano la vita di Sachs: una accidentale caduta da una scala antincendio durante un party, e un casuale passaggio in autostop (rimediato dopo una notte trascorsa in un bosco) che sfocerà in un inaspettato duplice omicidio. E quindi in un – come definirlo? – “mutamento di prospettiva” da parte dello stesso personaggio.

“Tutto può succedere. E in un modo o nell'altro succede sempre”.
E' questa la tesi di fondo del romanzo. Che poteva essere declinata in molti modi diversi, ma che qui si manifesta secondo i canoni di una certa letteratura americana: con una trama “respingente”, che avrebbe la pretesa di essere intellettuale o elegante (o forse entrambe le cose) e invece è solo lenta.
Intrecci forzati e cervellotici pur di arrivare al “come volevasi dimostrare”: guarda caso, il buon Peter è innamorato da una vita proprio della moglie dell'amico, e costui, nella sue peregrinazioni in Vermont, ucciderà – tra tanti – proprio il marito della migliore amica della sua amica Marie. Per poi prendere una deriva che lo porterà a maneggiare bombe e a criticare il proprio paese... Quella sconfinata America che in questo modo sembra diventare piccola piccola piccola...

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Commenti

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la tua recensione mi ha ricordato che prima o poi devo leggere un romanzo di Auster....magari non questo visto che non ne consigli la lettura
Una stroncatura elegantissima e ben motivata.....peccato per le eventuali aspettative deluse....:)
Rollo Tommasi
30 Agosto, 2014
Ultimo aggiornamento:
30 Agosto, 2014
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Non ho letto altro di Auster, Silvia, e a questo punto non so se provare altro, visto che Leviatano è considerata la sua opera maggiore. Magari,se qualcuno sa consigliarmi qualcosa di suo che, per esperienza personale, ha trovato interessante...
Ma voleva essere un giallo o un romanzo esistenziale o...cosa? Non ho ben capito ma mi sa che non lo leggo!
Rollo Tommasi
31 Agosto, 2014
Ultimo aggiornamento:
31 Agosto, 2014
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Non lo so, Domitilla, credimi... Davvero non lo so. Devo pensare sia un limite mio (non è la prima volta che mi capita con gli statunitensi): non apprezzo assolutamente questo tipo di libri.
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