Dettagli Recensione
Sull'orlo di un dirupo
Non mi sembra un romanzo perfetto, né per stile né per contenuti, e tutto sommato non è troppo lontano dalla verità chi lo ritiene sopravvalutato.
C’è Holden Caulfield, il protagonista, adolescente di buona famiglia in crisi esistenziale espulso dall’ennesima scuola prestigiosa, e c’è la New York degli anni Quaranta, caotica, accogliente, corroborante come un whisky e soda.
Lo stile è quello informale e menefreghista di certa letteratura americana (Twain, Kerouac, Fante), ma decisamente meglio di Salinger hanno fatto i suoi tre connazionali.
Lo scrittore riesce a colpire nel segno con l'arguta descrizione di certi personaggi e col messaggio finale, che trasmette senza scadere nel melenso la forza salvifica dell’amore più puro, ma le ripetizioni si sprecano: non passa pagina senza che qualcuno o qualcosa venga definito “maledetto”, “stramaledetto”, “dannato”, mentre gli “eccetera eccetera” spuntano ogni due righe e frasi della serie “mi lasciò secco”o “è deprimente” sono spalmate ovunque.
Il tutto alla lunga stanca e fa perdere spontaneità e freschezza alla narrazione, che in certe parti appare anche un po’ ruffiana e autoreferenziale.
L’immagine del ragazzo burbero e dal cuore d’oro, allergico all’ipocrisia sociale, rischia di inciampare in pieno proprio in quella stessa ipocrisia quando l’io narrante se ne esce con riflessioni del tipo: “Io sono di un’ignoranza crassa, ma leggo a tutto spiano”, oppure, intenerito da due suore povere, “Cominciavo a pentirmi di aver dato soltanto dieci dollari per la questua”.
Anche le riflessioni su Gesù e la religione, che fecero tanto scalpore all'epoca in cui il libro uscì, suonano più banali che anticonvenzionali.
La paternale ricca di buon senso che gli propina un professore mezzo sbronzo, forse pederasta, è una fra le parti più significative del libro, e sono gustosi certi siparietti vagamente demenziali con compagni di scuola detestabili e con eccentrici tassisti newyorkesi.
Cosa vuole Holden?
Lo confida alla sorellina Phoebe, bambina saggia e intelligente: “Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l'unica cosa che mi piacerebbe fare”.
Acchiappare al volo sull'orlo di un dirupo bambini che giocano in un campo di segale e che corrono senza guardare, salvarli per salvare se stesso, in definitiva, nel passaggio insidioso dall'infanzia all'età adulta.
Il clou del romanzo sta nel rapporto del protagonista con la piccola Phoebe, che con la sua purezza infantile riesce ad “acchiappare” in corsa il fratello.
Grazie a lei Holden capirà che l'amore perfetto è quel calore trasmesso da chi si preoccupa di metterti un berretto in testa se inizia a piovere, e sentirà la gioia semplice e infinita di veder felici le persone che ami.
Mentre fanno un giro su una giostra, per esempio, senza un brutto pensiero al mondo:
“Dio, peccato che non c’eravate anche voi”.
Indicazioni utili
Commenti
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Ordina
|
Certo che "eccetera eccetera", in un romanzo, non si può proprio leggere!
Lo sai che - dei tre da te citati - io trovo anche Kerouac piuttosto sopravvalutato?
Ciao!
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Anche io ammetto che mi aspettavo di leggere un altro tipo di romanzo, quindi mi lasciò abbastanza fredda