Dettagli Recensione
Favola d'altri tempi
Questo romanzo è una favola d'altri tempi, lì dove con le favole si voleva raccontare qualcosa di magico che altrimenti non sarebbe stato così incisivo e chiaro.
Un noto avvocato di New York, Tin Win, di origini birmane scompare improvvisamente e sua figlia Julia si mette alla ricerca del suo passato, in quel suo luogo di nascita, la Birmania, così lontano geograficamente e spiritualmente dalla frenetica vita americana.
Il distacco da casa e l'immersione in un mondo tutto nuovo è da una parte un attribuire un senso ultimo a quella inspiegabile scomparsa, dall'altra un ritrovare se stessa prendendo una pausa dalla vita necessariamente superficiale dei grattacieli.
Prende quindi forma la contrapposizione Oriente verso Occidente, spirito contro superficialità d'animo, che man mano farà da preludio alla descrizione di due tipi di amore diversi, ugualmente reali, entrambi parte della vita di Tin Win, l'uno però più reale dell'altro, quello che prende le viscere e ti trascina via con forza facendoti dimenticare tutte le paure.
Come in gran parte delle favole, ci sono elementi irreali e spesso troppo mielosi, ma fanno parte della specifica struttura della narrazione che, se debitamente fatti propri, possono anche aiutarci a sognare un po' visto che ormai lo facciamo poco di frequente, noi occidentali più vicini ai grattacieli che alle più intime profondità dell'anima.