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le intermittenze della morte
Esiste un luogo, lontano e indefinito, in cui la signora morte si adopera a pianificare la fine dell’esistenza delle sue vittime.
Esiste anche un luogo dove la morte decide di non agire e di assistere, impassibile e crucciata, al dipanarsi del destino degli uomini tra le pieghe della loro inaspettata vita eterna. Come se lei, forza incontrastabile e imprevedibile, potesse anche non arrivare, per un po’, per nessuno.
È questo lo scenario che si presenta agli occhi del lettore di Le intermittenze della morte di José Saramago, un romanzo che è nello stesso tempo una storia di vita e di morte, di determinazione e di umanità.
La vita eterna che la morte regala agli uomini getta nello sconforto chi, in quel paese non identificato di una regione sconosciuta, si vede costretto a prendersi cura dei propri cari, malati terminali, sul punto di morire, che però la morte non vuole più accogliere nel suo regno. I vari tentativi di varcare i confini del paese e seppellire i morti illegalmente sono scoperti da un’organizzazione criminale che, attorno al dolore e alla disperazione di tante famiglie, crea un business milionario con il tacito consenso di un governo che altrimenti non saprebbe come far fronte all’emergenza.
Poi, improvvisamente, la morte decide di tornare e dare notizia del suo imminente arrivo: “Cara signora, le auguro di approfittare al meglio del tempo che le resta, sua attenta servitrice, morte”. Il destino di tutti è dunque segnato. Di tutti tranne che di lui, un violoncellista che, con la forza e il potere della musica, in una scena tanto surreale quanto inquietante, seduce la padrona del destino rendendo più umana la sua determinazione.
Così, con uno stile rapido che mima il flusso inarrestabile della vita, Saramago regala al lettore una storia meravigliosa, un po’ horror e un po’ commedia, intrisa di speranza, perché l’amore alla fine, come sempre, su tutto trionfa.