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Il problema insoluto
Osservando la celebre foto di Albert Einstein che lo ritrae in età matura che fa' la linguaccia come a prendersi gioco del fotografo o di tutti coloro che l'avrebbero osservata, si ha un'immagine dello scienziato gioiosa e spensierata, un uomo sicuro di sé, prerogativa essenziale e forse scontata per un personaggio del genere.
Invece questo romanzo mette a nudo la fragilità di un'intera famiglia, la sua, raccontandoci ciò che che c'è dietro quella figura dalla mente immensa che è stata in grado di cambiare la concezione della fisica. Non solo gloria e fama, ma anche tanto dolore e tanta vita "di tutti i giorni".
La storia è quella del figlio Eduard, ricoverato presso la celebre clinica psichiatrica svizzera Burghölzli, che all'inizio del '900 era stata fulcro della psichiatria mondiale grazie ad eminenti figure quali Bleuler e il suo discepolo Jung.
Eduard viaggia con la sua mente che è intrappolata nel guscio amorfo della schizofrenia che gli fa' sentire e vedere cose presenti solo nella sua mente, una malattia che si porta dietro probabilmente da una famigliarità materna. Ed è proprio sua madre, Mileva, concetto moderno di martire, a farsi carico delle sue sofferenze per tutto quello che le è possibile, quasi non fosse già stata caricata a sufficienza dalla vita, con quel suo difetto alle anche che non la fa camminare bene, con la prematura dipartita dello scienziato dalla sua vita, che, forse, le stava troppo stretta come spesso accade a personalità di tale livello.
La sensibilità amplificata di Eduard fa' da cassa di risonanza a quell'abbandono paterno che se non è possibile codificare come causa del suo male di sicuro ha contribuito ad appesantirne le conseguenze come evidenziato in più passi della storia dalle espressioni di odio di Eduard verso il padre, sebbene egli ne riconosca ed esalti costantemente le indubbie qualità mentali.
Dall'altra parte Albert che non si può di certo sottrarre alle tragiche conseguenze del suo gesto che pagherà non da subito, ma da quando è costretto a fuggire in America dall'ombra del naziszmo che lo perseguita.
Ad iniziare da quella visita al figlio, l'ultima della sua vita, immortalata da una foto che li ritrae vicini ma allo stesso tempo tanto lontani e in cui, dall'espressione di Albert, viene fuori prepotente tutta l'angoscia di un uomo che tanto aveva dato sino ad allora all'umanità, tanto aveva ricevuto, ma che ora, lì vicino al figlio per l'ultima volta, appare terribilmente triste e sconfitto.
Non ci si può trattenere dal provare una tenerezza infinita per questo ragazzone che nonostante la sua condizione risulta capace di soffrire per ogni torto subito dalla vita, ultimo dei quali la morte della madre, unico vero sostegno di una vita sublimata, essa stessa vittima a sua volta di una sublimazione che la aliena e la fa' vivere solo per uno scopo ben preciso, un compito divino a cui lei non può sottrarsi perché madre, a differenza di Albert che suo malgrado è fuggito via lontano dai loro cuori.
Il riscatto di Eduard arriva puntuale alla fine del racconto, quando un giornalista lo informa della morte del padre e gli mostra quella foto che li ritrae insieme per l'ultima volta.
La tristezza di Albert ora è evidente anche al figlio che intuisce che forse la causa di quella tristezza è proprio lui, per una volta crede di essere potuto essere lui a far soffrire il padre, questa volta è Eduard che ha vinto su suo padre, ed il suo volto cambia espressione e ritrova, dopo tanto, troppo tempo, uno spiraglio di serenità!
Questo è un romanzo che, pur non mancando di precisi riferimenti storici della vita degli Einstein, si propone di indagare sulle loro anime, territorio che ha suscitato in me un interesse forte e che resta il solo modo per entrare nel pieno del significato della frase di Einstein "mio figlio è il solo problema che resta senza soluzione"!
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Commenti
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Non conosco il romanzo. Il tuo commento e' pero' un invito alla lettura.