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Il quinto figlio
 
Il quinto figlio 2014-08-01 13:38:55 Cristina72
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    01 Agosto, 2014
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Cos'è questo romanzo?

“Cos'è questo bambino?”, si chiede Harriet, la protagonista, pochi mesi dopo la nascita di Ben, il suo quinto figlio.
Allo stesso modo viene da chiedersi: “Cos'è questo romanzo?”.
L'intento è forse quello di raccontare una società che rifiuta ciò che oltrepassa il confine dell'umano, ma il messaggio non arriva, sia per certi passaggi inverosimili sia per lo scarso approfondimento psicologico del figlio “alieno”, che rimane un personaggio irrisolto.
“La gente di Ben aveva vissuto sottoterra, ne era certa, in caverne buie illuminate da torce”.
Ben è violento e anaffettivo, più umanoide che umano, con un aspetto di gnomo malefico.
E' un elemento destabilizzante che riesce a minare dalle fondamenta una famiglia solida e felice ancor prima di nascere: “Il nuovo feto la stava avvelenando, disse”.
La trama si sviluppa in modo abbastanza prevedibile, con uno stile discreto a servizio di un contenuto piatto e a tratti insulso, in cui gli elementi di sapore fantascientifico stridono col resto della narrazione.
Gli scrupoli della madre, che sacrifica il benessere degli altri quattro figli per tenersi in casa Ben, hanno poco a che vedere con l'amore materno e sembrano piuttosto dettati da una generica pietà, oltre che dal “cocente desiderio di saperne di più su di lui, su quell'essere che aveva messo al mondo portandolo in grembo otto mesi a costo di morirne”.
Da un certo punto in poi il libro scivola nella banalità senza approdare a nulla che sia degno di nota: non un guizzo emotivo, né un avvenimento lieto o tragico che smuova un po' le acque.
Né carne né pesce, insomma: chi si aspetta la profondità di un buon romanzo (stiamo parlando di una scrittrice premio Nobel) o quantomeno i brividi di un fanta-horror rischia di restare deluso.


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Commenti

9 risultati - visualizzati 1 - 9
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Peccato, lo volevo prendere da tempo ma la tua recensione mi induce a volare verso altri lidi. Mi fido di te :)
Concordo con Alessandro, davvero un peccato! eppure ce ne sarebbe stato da scrivere in quanto a dinamiche psicologiche madre figlio e famiglia, aspetti introspettivi e caratteristiche varie "dell'alieno"....
Cristina, vedo che il romanzo della Lessing non ti e' piaciuto. Inutile, a questo punto, dirti che esso ha pure un seguito, di cui non ricordo il titolo.
Devo dire che a me il libro e' piaciuto abbastanza. E' molto duro e doloroso, ma fa riflettere. Interessante l'approfondimento psicologico ed esistenziale del personaggio della madre. L'ho trovato coinvolgente. Non da' risposte ma pone molte domande, con uno stile scarno ed essenziale.
Qualche volta capita di non essere d'accordo sulla valutazione di un testo. Questo pero' rende anche stimolante la discussione.
Ho letto solo due libri della Lessing e benche' uno mi sia pure piaciuto parecchio io non ci trovo doti lampanti da Nobel.Pero' non so bene le motivazioni con cui la premiarono.
Ma...
Cristina72
02 Agosto, 2014
Ultimo aggiornamento:
02 Agosto, 2014
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@Emilio: io non mi trincero dietro il solito “de gustibus”, quindi se a te è piaciuto e a me no penso che uno dei due abbia ragione e l'altro torto :-) Comunque ho controllato: il titolo è “Ben nel mondo” e il personaggio da negativo diventa improvvisamente un buono incompreso.
@Alessandro: grazie della fiducia ;-) @Cub: ho letto solo questo della Lessing, magari riproverò con un altro titolo.

LittleDorrit
03 Agosto, 2014
Ultimo aggiornamento:
03 Agosto, 2014
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Per capire fino in fondo la splendida analisi che ne hai tracciato bisognerebbe leggere questo libro ma visto che l'hai sconsigliato, direi che mi tengo ben salda alle tue parole e scavalco l'intento. Brilli di luce propria Cristina....i tuoi commenti sono sempre minuziosamente acuti. :)
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Cristina72
03 Agosto, 2014
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Eh Marcy, sei fin troppo generosa nei tuoi commenti! Grazie :-)
In risposta ad un precedente commento
silvia t
03 Agosto, 2014
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Anch'io ho un ricordo molto positivo di questo libro, lo lessi in una notte alla luce di un lampione in una calda estate del 1998 quando ancora gli alberghi erano pieni e si rischiava, come avvenne, di rimanere una notte protetti solo dalle lamiere della propria automobile! Essendo passati così tanti anni non posso fare un'analisi approfondita, ma ricordo che ciò che coinvolgeva era l'atmosfera che si riusciva a creare, come un evento simile, al limite tra la disgrazia e il maleficio, riusciva a stravolgere delle esistenze.
Mi sa che lo dovrò rileggere!!!
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
04 Agosto, 2014
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Allora forse il problema è che l'ho letto seduta semplicemente in poltrona :-))
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