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POCHE STELLE IN QUESTO CIELO
Caterina, la mia bibliotecaria di fiducia, mi dice sempre che, se a pagina 50 un libro non ti ha ancora preso, difficilmente ti cattura dopo. Su questo romanzo è stato proprio così: avevo grandi aspettative, però mi ha deluso la storia, mi ha stancato l’alternarsi nel tempo delle vite, pur essendo carina la collocazione temporale dei capitoli. Forse complice è anche il fatto che non amo molto le storie ambientate nell’Est, in genere. Ho trovato interessanti solo i personaggi femminili, soprattutto Sonja, brusca, con poca pazienza, con la corazza spessa ed inflessibile: in lei mi sono un po’ riconosciuta. Dell’intero libro però mi rimangono dentro solo alcune immagini, il fatto che la mente umana non è fatta per sopportare un trauma dietro l’altro, il fatto che la vita è una costellazione di fenomeni, si nasce e si muore ed il tempo che c’è in mezzo lo si passa a risolvere un mistero, il fatto che i ”perché” ed i ”cosa” non dipendono da noi, e che le sole cose che dobbiamo sapere sono i “chi” ed i “dove” e solo a quello possiamo rispondere. La pagina forse più bella è quella in cui viene descritta la nascita di una bimba, descritta dal punto di vista della dottoressa che l’ha aiutata a venire al mondo, e la lettera verso la fine del libro, che dimostrando l’amore di un padre e di una madre per la figlia, mi ha commosso. Immagini ed espressioni sparse in un libro che mi ha convinto poco. Così come singole stelle brillanti in un cielo molto buio. La Via Lattea ed i disegni delle costellazioni hanno un altro fascino.
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