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Fuori dall'Africa, Msabu
Nata in Danimarca nel 1885, Karen Blixen sposo' il cugino di stirpe aristocratica ottenendo così il tanto ambito titolo nobiliare di baronessa, da sommare alla sua ricchezza borghese.
Nel 1914 i due si trasferirono in Kenya e acquisirono una fattoria dove ella si dedico' alla coltivazione del caffe', sulle colline di Ngong, poco distante da Nairobi.
LA MIA AFRICA e' un lungo, potente, meraviglioso resoconto di quegli anni .
Se lo stile di scrittura della Blixen non mi ha colpita essendo esso asciutto, a tratti telegrafico, privo di quel potere divulgativo intrinseco nella forma in dote a certi autori, la prepotenza piacevolemente opulenta delle fitte descrizioni dei luoghi, delle genti, della fauna e della flora mi ha tolto il fiato. Quasi la scena non avesse bisogno di una penna particolarmente dotata per emergere ; l'emersione e' intrinseca.
Eppure sommandosi le decine di pagine ho notato un'evoluzione anche nello stile, quasi che col trascorrere degli anni africani Karen assorbisse l'Africa dentro di sé e l'anima irrompesse, in un'evoluzione personale che pure mi ha rapita, emozionata, commossa.
Siamo negli anni della colonizzazione africana da parte dei nobili europei ed americani, i -tristi- momenti in cui la virilita' del maschio bianco forse necessitava di un cruento safari di caccia per ritrovare vigore, immortalati i ricchi sorridenti in quelle fotografie d'epoca in cui poggiano il piede sulla fiera uccisa impugnando il fucile, i valorosi. Karen abbandona le battute di caccia e si dedica alla fattoria, i safari divengono di contemplazione, la vita trascorre nella bellezza di un Kenya ancora padrone di se stesso, seppur senza privarsi delle comodita' che si addicono ad una ricca aristoratica.
La terra d'Africa diventa parte di lei, inondandola della consapevolezza che in un paese straniero con specie animali diverse, la bellezza sta nella vita pulsante delle stesse : un'iguana ucciso perde i colori cangianti non appena la vita e l'anima lo abbandonano.
Blixen nel suo libro trasmette la concretezza dello strappo, quello cui noi occidentali non pensiamo mai, il momento esatto in cui l'animale esotico viene strappato dalla sua terra e deportato negli zoo occidentali. I nobili trampolieri del Nilo, le sorelle del loto, cadono a mucchi nelle casse stipate sulle navi, buttate a grappoli nell'oceano come pezzi di immondizia rossa e rosa, le sottili gambe spezzate. Le teste delle giraffe sbucano alte dalle casse dove sono rinchiuse immobili, gli occhi che nemmeno immaginano che mai piu' rivedranno le amate praterie ed i neri cieli stellati di casa.
Il titolo inglese del libro e' OUT OF AFRICA, e io lo adotto perche' il libro lascia la malinconia di un addio. Quello di Karen Blixen costretta a vendere l'improduttiva fattoria , quello degli animali rubati alle loro terre, quello dei Masai e dei nativi stipati nelle riserve.
Fuori dall'Africa quel che all'Africa appartiene.
E' stata una lettura piuttosto lunga e abbastanza lenta, eppure molto sentita, molto vissuta, molto amata nonchè un documento approfondito e molto interessante di un'epoca.
Bellissimo, indimenticabile.
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è proprio vero che ogni libro arriva in maniera diversa a ciascuno di noi.....
a suo tempo, io mi aspettavo tanto da questa lettura e mi lasciò "scontenta"; la tua recensione emana un calore incredibile e mi ricorda sempre più il mio desiderio di camminare sul suolo keniota !
Per avere una visione più ampia dell'esperienza in Africa della Blixen, ho trovato molto interessante il libro "Lettere dall'Africa 1914-1931" : desta sorprese.
Out of Africa, sì, rende meglio l'idea che hai sviluppato anche con le immagini! :-)
Grazie per avermi letta nonostante la lunghezza.
Bruno, no non ho visto il film. Sara' di certo molto bello, considerato anche il cast.
Grazie Emilio della segnalazione , provvedero'.
Silvia, quando ne parlavamo sono andata a leggere la tua rece su Q, poi durante la lettura ti ho pensata. Forse ti e' capitato nel momento sbagliato ? Perche' e' talmente ricco di informazioni... Mi chiedevo come puo' esserti piaciuto il libro della David Neel e non questo. Certo l'impresa di Alexandra e' titanica, pero' la scrittura non ha nulla in piu' rispetto a questo. Chissa'...
Comunque sia, se ti riferisci all'episodio dei leoni con Denys io mi son fatta un altro parere ( ferma restando la mia condanna alla caccia grossa, Blixen o non Blixen ). In quella situazione i leoni non erano stati uccisi per hobby. I masai erano stati alla fattoria poco tempo prima dicendo che dei leoni stavano razziando i loro capi di bestiame, le mucche e le capre per per le tribu' indigene avevano un valore inestimabile per il loro sostentamento. Chiesero quindi a Karen un aiuto per cercare di abbatterli con le sue armi, se le fosse capitata l'occasione. E così e' stato. In questo caso e' stata una sorta di catena alimentare, per salvare le capre e le mucche che danno latte e cibo ai masai sono stati abbattuti i leoni.
Riporto testualmente: “Il vento gli sollevava la criniera. Balzai in piedi, nella macchina, tanto era forte l'effetto. Denys disse: 'Spara tu questa volta'.”
Qualche riga dopo si precisa che la fucilata era “una dichiarazione d'amore: come avrebbe potuto partire da un fucile di minor calibro?”. Segue descrizione dell'agonia della bestia, senso di onnipotenza da parte sua ecc. Insomma, nessuno dei due si stracciava le vesti :-)
comunque per me rimane sempre un gran romanzo.
brava C.U.B.
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