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Così va la vita
In “Mattatoio N.5” vediamo la Seconda Guerra Mondiale, ma soprattutto la guerra in genere, con gli occhi di Kurt Vonnegut. Egli fu testimone oculare del bombardamento di Dresda, in Germania. Questo avvenimento storico è probabilmente meno conosciuto di altri celebri massacri, come quello di Hiroshima e Nagasaki, ma sicuramente non meno distruttivo e mortale, anzi, forse anche di più. Lo scrittore ci narra la sua esperienza usando come canale la storia semi-seria e storico-fantascientifica di Billy Pilgrim, superstite di guerra anche se non tra i più valorosi, capace di viaggare, anche se inconsapevolmente, nel tempo, in vari attimi e momenti della sua vita.
Questo libro riuscirà a strapparvi qualche sorriso, ma lo farà trattando argomenti sui quali ,normalmente, c’è poco da ridere, nello stile semplice e non troppo sofisticato dell’autore.
E’ un romanzo anomalo, sicuramente non lineare nello svolgersi degli eventi, i continui e improvvisi viaggi nel tempo del protagonista ci faranno esplorare vari attimi della sua vita, in ordine sparso, ma probabilmente con una logica di fondo per quanto riguarda i collegamenti metaforici che lo scrittore vuole fare tra la guerra ed altri avvenimenti assurdi della vita di Pilgrim.
Pilgrim verrà rapito dalla razza aliena di Trafamaldore, che lo esporrà come esemplare della razza umana in uno zoo intergalattico, volendo mettere in risalto la natura animalesca dell’uomo, presente in ciascun essere, ma mostrata ai massimi livelli nello svolgimento di una qualsiasi guerra, dove gli appartenenti all’opposta fazione di una guerriglia, vengono trattati e considerati come degli animali, appartenenti si alla specie degli esseri umani, ma in qualche modo incomprensibile diversi ed inferiori rispetto a quelli della fazione di appartenenza. La guerra ci livella al più basso grado, rende nota e scatena la parte peggiore di noi, che non si manifesta nemmeno tra i più infimi animali. Eppure i grandi sostenitori della guerra, credono di perseguire un bene superiore, un ideale concreto e giusto, senza capire che la guerra è un atrocità fine a sé stessa. Guerra che provoca morti su morti, senza distinzione tra innocenti, colpevoli, uomini, donne, bambini. Guerra sostenuta e combattuta anche da chi, in fin dei conti, non sa nemmeno per quale motivo debba essere lì, a rischiare di perire tra simili atrocità. Combattuta anche da chi, di questa guerra non sa nulla, in nessuna delle sue sfaccettature tanto care ai signori che la sostengono e la portano avanti.
“Così va la vita.” E’ questa la frase che spesso lo scrittore usa al termine di ogni illustrazione di una qualsiasi atrocità o disgrazia descritta tra le pagine di questo libro. Questa frase rappresenta sì un accettazione delle atrocità che purtroppo sono presenti così nella Storia, così nella vita di ogni uomo, ma nascondono anche una nota di sarcasmo, perché, per quanto le disgrazie possano capitare, molto spesso sono gli stessi uomini a procurarle a sé stessi, per motivi futili o addirittura nulli.
Una volta concluso il libro, ci rimane quell’interrogativo tanto famoso, alle quali tante opere fanno riferimento. Interrogativo che molto spesso dovremmo porci, ma non lo facciamo, oppure, se ce lo poniamo, non sappiamo darvi una risposta immediata e subito ci rinunciamo, mentre ci sarebbe bisogno di una presa di coscienza e di posizione collettiva in merito. L’interrogativo è: ”E’ possibile evitare che tutte queste atrocità si ripetano?”. Ma l’essere umano molto spesso, tende a subire la vita invece di viverla. Le conseguenze, sono note a tutti.
“Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso, e la saggezza di comprendere sempre la differenza.”
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