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Trittico dell'infelicità
"Mio figlio è il solo problema che resta senza soluzione".
Emblematica questa frase, scritta in una lettera inviata ad un conoscente e firmata Albert Einstein: genio assoluto, eminenza scientifica riconosciuta ovunque, eppure con un fardello straziante in fondo al cuore. Un figlio schizofrenico internato appena ventenne in manicomio a Zurigo, è l'"onta" che quest'uomo capace di incredibili scoperte non sa come affrontare e di conseguenza rifugge.
Si allontana, con inquietudine crescente di pari passo col susseguirsi degli anni, ma anche con egoismo e una codardia tipica di quelle persone non avvezze alla sconfitta, terrorizzate davanti difficoltà con le quali non riescono a scendere a patti.
Seksik porta a galla con un racconto a tre voci la pena di questo rapporto vissuto in modo sporadico e per nulla affettuoso; oltre allo scienziato e al figlio Eduard c'è Mileva, prima moglie del luminare e madre del ragazzo.
Tra biografia e romanzo si dipana la storia di questa famiglia costretta alla separazione. Un racconto toccante in cui ci si fa carico di un dolore veemente spesso inespresso o modificato dalle circostanze; le sofferenze di tutti e tre i personaggi impregnano le pagine venendo esposte secondo personalità di notevole efficacia. L'analisi più straziante riguarda Eduard, accudito dalla madre ed al tempo stesso perduto per sempre tra i ricordi di una fanciullezza stoppata bruscamente dalla malattia su talentuose promesse.
L'autore si mostra empatico col dramma celato dietro alla fama e al successo, cala il lettore in una storia ispirata alla corrispondenza che Einstein tenne con la moglie e con amici come Michele Besso e Carl Seeling. L'affresco storico gioca un ruolo determinante per le sorti dei protagonisti, in particolare con Albert, costretto dall'ascesa nazista alla fuga in America e poi ancora perseguitato dai Maccartisti.
Il ritratto è quello di tre figure alla deriva e irrimediabilmente sole: Eduard e la consapevolezza di una vita destinata all'infelicità, Mileva sacrificata alle intemperanze del figlio e infine Albert, tanto geniale quanto manchevole nel ruolo paterno.
Seksik si concentra sull'uomo privato, lambisce solamente la vita da celebrità riferendo di un Einstein inedito, molto umano e fallace, cogliendo le insicurezze di un uomo disastroso negli affetti con un figlio lontano (il primogenito Hans Albert), un altro perso nei suoi deliri mentali, una moglie adorata e poi lasciata cadere in disgrazia e infine un dolore, ai più sconosciuto, con le fattezze di una bimba scomparsa prematuramente.
Ottimo romanzo, lo consiglio anche a chi (come il sottoscritto) ad Einstein non si è mai più di tanto interessato.
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Commenti
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Allora questo penso possa andar bene, anche se il ritratto che ne esce non è molto lusinghiero ;)
Grazie per questa segnalazione,
Pia
purtroppo molte volte, certe figure, non solo geniali, tendiamo ad idealizzarle, per poi comprendere che dietro il successo, l'acume, la sicumera, il fascino vi sono comportamenti tutt'altro che irreprensibili.
Lo segno, grazie.
Non conoscevo questi aspetti della vita di Einstein.
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pensa che è da un po' di tempo che penso di approfondire la conoscenza di Einstein....