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Il riflesso di una Gerusalemme spaccata in due
Non ricordo come questo libro sia finito a casa mia. Ma un giorno l’ho preso in mano e l’ho tenuto con me fino a quando non ho girato l’ultima pagina.
Un giovane arabo, avvocato di successo, vive con la moglie e i figli in una villetta a Gerusalemme, dove cerca di integrarsi nella società ebraica e di nascondere le sue lacune culturali. Tutto scorre secondo i suoi piani prestabiliti, in una finzione che non risparmia neanche i rapporti umani.
Ma un giorno trova per caso, in un libro acquistato di recente, un biglietto scritto dalla moglie in arabo a un altro uomo.
Il suo castello di illusioni crolla, e l’avvocato – a cui Kashua non concede neanche il privilegio di un nome - inizia la sua ricerca disperata del destinatario del biglietto. Ritornano tutte le sue antiche pulsioni, le sue paure e le sue incertezze.
Nella stessa città, un altro arabo lotta per cercare la sua identità. E’ Amir, un giovane assistente sociale che troverà la sua strada rinunciando al suo passato, grazie all’inconsapevole aiuto di un suo paziente.
Amir è un personaggio toccante, delicato e poetico, e la sua commovente relazione con il suo paziente ebreo Yonatan é il riflesso di una Gerusalemme spaccata in due, in cui non c’è nessun vincitore.
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