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Middlesex
 
Middlesex 2014-07-09 15:03:43 Elisabetta.N
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    09 Luglio, 2014
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Un premio Pulitzer meritato

Nonostante il mio fallito tentativo con “Il Cardellino” di Donna Tartt, ho voluto tentare con un altro premio Pulitzer… Non so ancora se il mio sia stato un atto delirante o se invece a spingermi sia stata la volontà di provare che per vincere quel premio non serve solamente riempire un numero spropositato di pagine…

Con Middlesex, mi trovo in una via di mezzo. Pur non avendolo amato alla follia, non l’ho nemmeno odiato.
Ho apprezzato l’evoluzione della storia, la descrizione, attraverso vari punti di vista, di eventi di importanza mondiale che si intrecciano con le sorti dei protagonisti, che sono sì tanti, ma ognuno ha una collocazione ben precisa sia a livello storico che a livello della storia di Cal.

Inizialmente troviamo Desdemona e Lefti e insieme percorriamo la loro giovinezza fino alla loro vecchiaia. Ma non ci sono solo loro, troviamo anche i figli e i figli dei loro figli, tra i quali, finalmente c’è Cal/Calliope.

“Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1970 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell’agosto 1974, al pronto soccorso di Petoskey nel Michigan”

Beh, che dire di questo incipit? Da solo è riuscito a spingermi a intraprendere questa lettura verso la quale avevo profondi dubbi…

Mi è piaciuto molto lo stile dello scrittore.
Capiva sempre quando era il momento di fare una pausa dalla storia del passato per inserire un episodio del presente più recente. Non tanto, giusto un accenno per ricordarci la fine della storia e staccarci da un passato lontano che magari, aveva bisogno di un periodo di pausa.
Il ritmo del romanzo inoltre, mi ha ricordato quello della narrazione. Fluido sì, ma a volte interrotto da eventi che non si possono tralasciare perché stanno capitando esattamente in quel momento e non possono essere messi in pausa come quelli passati, ormai facenti parte della storia e ai quali si può attingere in qualsiasi momento.

Insomma, questo esperimento mi è stato utile per dimostrare che non contano solamente il numero di pagine per fare di un romanzo un buon libro, ma, a volte, anche la storia ha il suo peso.
Magari può anche non piacere, ma è innegabile che un romanzo così ricco di cultura e di storia si sia meritato il premio Pulitzer.

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