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"Chiedi chi erano i Beatles"
“Quello che mi resta è solo lo sfondo: un paesaggio senza figure.”
Watanabe Toru ha trentasette anni ed è in aereo, appena atterrato in un aeroporto europeo, quando le note di una musica che distingue improvvisamente in sottofondo, lo aggrediscono e lo travolgono con l’ondata inaspettata dei ricordi: è la malinconica “Norwegian Wood” dei Beatles, amata da Naoko, fragile e infelice amore dei suoi vent’anni.
Di lei, che lo aveva costretto a promettere che non l’avrebbe mai dimenticata, emerge dal passato solo “…un paesaggio senza figure”, perché nonostante il desiderio di mantenerne il ricordo, gli è necessario del tempo per lasciar riaffiorare la storia complicata di quegli anni e quel volto amato, ormai sbiadito.
E’ un lungo flashback che riporta il protagonista indietro di molti anni, all’ epoca della sua vita universitaria a Tokio, la storia narrata in questo particolarissimo romanzo di Murakami, nato dall ’ espansione di un suo precedente, suggestivo racconto, intitolato “La lucciola” e ripreso nel romanzo.
Questo autore è noto per il suo “realismo magico”, per le atmosfere surreali, oniriche che dominano i suoi racconti, ma qui scende prepotentemente nella vita, costruendo una storia intensa, saldamente ancorata ad una realtà, che mostra al giovane e inesperto protagonista il suo lato più duro.
Sebbene sia stato scritto nel pieno degli anni Ottanta tra la Grecia e l’Italia (l’autore ce lo dice nella prefazione, forse perché il temporaneo distacco dal suo paese ne ha favorito la scrittura ) il romanzo è interamente ambientato in Giappone.
Sullo sfondo delle contestazioni studentesche, sul finire degli anni sessanta, il giovane Toru si trova ad essere disincantato spettatore di un mondo che cambia in modo repentino. Il tentativo di sovvertire istituzioni e cultura da parte delle giovani generazioni, che attraversa tutto il periodo storico, nel libro si affianca al desiderio, da parte dei giovani nipponici, di aprirsi all’ Occidente e soprattutto a quella cultura pop che attraversa tutto il romanzo con continui riferimenti alla letteratura, alla cinematografia e soprattutto alla musica (pop ma anche classica e jazz ).
Il desiderio di confronto con la cultura d’oltreoceano, di cui probabilmente i più giovani all’ epoca subivano la fascinazione, è qualcosa che appartiene certamente all’ autore, conoscitore dell’Occidente, traduttore di opere statunitensi, che ha vissuto e vive spesso in America e in Europa. Non sappiamo quanto ciò appartenesse effettivamente ai giovani giapponesi degli anni sessanta.
I personaggi del libro sono profondamente intrisi di cultura occidentale, forse eccessivamente. Nel romanzo solo il cibo (ampiamente menzionato) è orgogliosamente giapponese!
Non è un racconto di facile lettura, nonostante lo stile di scrittura dell’autore fluido e scorrevole.
Per essere un romanzo di formazione, un racconto di adolescenza, la storia è davvero cupa e le atmosfere sono brumose, grigie. I personaggi sono immersi in un lattiginoso universo dove domina, onnipresente, la morte.
L’educazione sentimentale del giovane Toru avviene nel confronto continuo con esperienze dolorose: suicidi, malattia mentale, cancro.
Anche le numerose ed esplicite scene erotiche non trasmettono alcun messaggio vitalistico o gioioso, ma nella storia mi sembra abbiano quasi una funzione consolatoria: i personaggi fanno sesso per stabilire un contatto con l’altro, per sfuggire al senso di solitudine, per liberare la propria anima dal peso del dolore.
Molti dei personaggi sono condannati a seguire, senza reagire, un destino che sembra già tracciato: l’amico Kizuki, morto inspiegabilmente appena diciassettenne, la dolce, delicata Naoko, prigioniera dalle “voci” dei trapassati che la chiamano incessantemente, il torbido compagno di studi Nagasawa, consapevole del suo carattere duro e cinico eppure incapace di aprirsi ad un diverso modo di affrontare la vita.
L’unica voce fuori dal coro è Midori, la vitale ed esuberante compagna di corso di Toru, che sopporta una serie di tragedie familiari ma che nel suo modo confuso e ribelle, è però capace di dominare il dolore e proiettarsi in un futuro positivo e pieno di speranza in cui cerca disperatamente di attirare il dubbioso e indeciso Toru…
Solo alla fine Toru si appropria della storia, compiendo finalmente delle scelte e calandosi completamente nell’ adesione alla vita.
Anche l’ultima scena, attaccata e criticata da molti lettori, credo che sia un passaggio di rinascita, attraverso il quale Toru si congeda definitivamente dai fantasmi del passato( Reiko non ne è che lo strumento, per entrambi è una scena catartica).
Confesso di aver avuto bisogno di rileggere alcuni capitoli e passaggi perché il libro mi “arrivasse” e per decifrare le sfaccettature dei diversi personaggi.
Consiglio di leggere la bellissima prefazione di Giorgio Amitrano solo dopo la lettura del libro.
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Commenti
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Dell'autore ho letto solamente "Kafka sulla spiaggia" , libro emblematico e di non facile interpretazione. Ma la letteratura, che non abbia 'ambiguità' e non contenga aperture ad una pluralità di interpretazioni, probabilmente non merita di essere letta.
Il fatto che tu già conosca l'autore non deve impedirti di affrontare questa lettura, poiché nella produzione di questo scrittore è un lavoro unico, che si discosta completamente dal resto.
Aspetto la tua recensione! Ciao!
Sicuramente è un libro unico, una storia particolare che coinvolge ma lascia anche una scia di dubbi e perplessità. Lo stesso autore restò interdetto davanti al successo del romanzo e riprese subito dopo lo stile e le tematiche che gli appartenevano maggiormente, forse considerando questo libro solo un divertissement...Ciao!
Per te che hai già preso confidenza con Murakami la lettura di "Norwegian Wood" sarà una passeggiata!
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purtroppo è un romanzo che non ho letto perchè conosco Murakami e mi spaventa sempre un po' affrontarlo