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Una Banana poco matura
Shizukuishi è una giovane donna che vive con la nonna in Giappone, in una remota zona di montagna.
La nonna, guaritrice di grande saggezza e professionalitá, prepara tè miracolosi per aiutare chi soffre. Per fare questo si avvale della collaborazione della nipote a cui ha insegnato tutto.
Il loro quotidiano è fatto di piccole cose, di grandi gesti e di simbiosi totale con la natura circostante.
Un giorno, però, questo equilibrio quasi perfetto viene bruscamente interrotto dalla decisione della nonna di lasciare il Giappone e trasferirsi a Malta, inseguendo l'amore per un uomo conosciuto in rete.
Shizukuishi non può opporsi ma solo accettare.
Salutatala all'aeroporto, abbandona le amate montagne, custodi del suo cuore e della sua anima, per trasferirsi in città.
Ricominciare non è semplice, così come abituarsi alla nuova realtà.
La sua "perdita" le lascia vuoti enormi e sentimenti contrastanti, come riuscire a non lasciarsi sopraffare? L'amore e l'amicizia potranno restituirle la perduta serenità?
Primo incontro per me con la scrittura di Banana Yoshimoto, un'autrice di cui, sin da subito, ho potuto apprezzare la delicatezza, tipica orientale, di una narrazione che sfiora l'onirico ma, ahimè, non lo spessore dei contenuti.
Leggendo questo romanzo, sottotitolato "Il regno" e primo di quella che dovrebbe essere una quadrilogia, ci si immerge in una dimensione surreale dove natura, sentimenti, uomini e quotidianità si fondono fino a creare un contesto di grande atmosfera ma, il tutto, resta in superficie, non si scava nel profondo.
La trama è scarna, inconsistente e priva di una struttura precisa; si ha la sensazione di intraprendere un cammino che non conduce a niente se non in un vicolo cieco.
In questo libro si parla d'amore ma è un amore dal sapore stantio; si parla d'amicizia ma non emergono nè i presupposti giusti, né storie precedenti al quale ricongiungerla; si parla di ricordi ma non sono consistentemente evocativi e, per finire, si racconta un brevissimo percorso di vita ma che non ha nessun valore formativo a dispetto di ciò che viene sottolineato nella quarta di copertina.
La scrittura, semplicistica, poco accurata, sviluppata in poco meno di cento pagine, non fa altro che renderci un romanzo di serie b.
La cultura orientale, così ricca, elegante, intrisa di leggende, di storia, di atmosfere può arrivare a supportare storielle di questa portata?
Dovremmo darle delle attenuanti solo perché è il primo libro di una quadrilogia?
Di questo non sono affatto convinta e se è vero il detto che "il buongiorno si vede dal mattino...beh, traete voi le conclusioni.
Auguriamoci che la Yoshimoto faccia un esame di coscienza e migliori con le prossime uscite.
Oggi, però, chiamata in causa, mi sento un po' Mara Maionchi e dico: "per me è no".
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@ Emilio Berra: pienamente d'accordo su tutto quello che dici Emilio! Mi dispiace che a farne le spese siano proprio i lettori sensibili e pensanti....non vedo l'uscita dal tunnel..,.temo che tutto peggiori.:(
@Anna: grazie Anna....ho dato voce a quello che ho provato....delusione, profonda delusione.
Io non l'ho mai comprata ma mi e' capitato di leggerla spesso per volumi scambiati, diciamo che si puo' sopravvivere senza :-)
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