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L'uccello che girava le viti del mondo
 
L'uccello che girava le viti del mondo 2014-06-27 10:20:24 Giovannino
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Giovannino Opinione inserita da Giovannino    27 Giugno, 2014
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Tanto fumo, poca carne.

Era passato quasi un anno dal mio ultimo libro di Murakami, "Nel segno della pecora", e così ho deciso di prenderne un altro, perché devo essere sincero, finora non lo ho mai apprezzato a pieno (tranne in Norwegian wood) però il suo modo di scrivere dopo un pò mi manca. Proprio questo, lo stile, è quello che apprezzo di più in Murakami, sono convinto che con il suo dire e non dire, con le sue descrizioni accurate, con il suo segmentare la realtà, riuscirebbe a farmi leggere con piacere anche 2000 pagine di istruzioni di un qualsiasi robot da cucina. Ma allora perché prima ho detto che non mi convince a pieno se il suo stile riesce a coinvolgermi così? Semplice, perché nel 90% dei casi non dice nulla. Un romanzo, di base, è una storia che viene raccontata ai lettori, e, come tutte le storie ha un inizio, un corpo e una fine. La bravura dello scrittore sta proprio nel riuscire, tramite artifizi letterari, stile o quant'altro, a raccontare questa storia nel miglior modo possibile. Il problema, a mio avviso, sta proprio nel fatto che spesso Murakami non sa dove vuole andare a parare con quello che scrive, e non è infatti un caso se, secondo me, Norwegian wood è il libro che ho più apprezzato. Il motivo è semplice, Norwegian wood parla prevalentemente di fatti concreti e non di onirico. Va bene il realismo magico, va bene la libertà di interpretazione postmodernistica che fa si che ognuno legga in quello che scrive ciò che più lo/la aggrada, ma forse in alcuni casi esagera. Cioè, alla fine di questo libro la prima cosa che ho pensato è stata "Cosa voleva dirci?", e la risposta è "Tutto e niente". Il punto è che da l'idea di essere stato scritto senza una linea iniziale, e che quindi nel corso della scrittura non sa neanche lui dove andare a parare. La trama è semplice, il protagonista è il classico uomo di mezza età di Murakami, che si trova a fare i conti con se stesso e con la sua vita (già visto in "Nel segno della pecora"). Un bel giorno gli scompare il gatto e improvvisamente inizia anche a ricevere telefonate misteriose da una donna sensuale. Poco dopo scompare anche la moglie. Da quel giorno il nostro Toru inizia la sua ricerca, che è prevalentemente statica, infatti nel corso del romanzo raramente esce dal suo quartiere, però all'interno della sua vita entrano decina di personaggi bizzarri, ognuno che porta qualcosa al racconto e così, tutti insieme, non portano nulla (scusate la contraddizione). Cento pagine per raccontare una guerra di 50 anni prima che poi viene abbandonata dalla storia per poi essere ripresa. Bello il simbolismo dell'uomo nel pozzo, metafora della ricerca in se stesso, ma ripetitivo. Lettere assurde di un'adolescente morbosa che non trovano mai risposta che vengono proposte e riproposte. Personaggi che entrano nel racconto e ne escono senza apportare nulla se non la loro presenza, ad un tratto la stessa adolescente di cui sopra dice al protagonista "Lei ha troppe donne, signor Toru". Ecco, precisamente, troppo. Amo lo stile di Murakami, come riesca a sezionare ogni attimo del racconto, anche aprire una birra ha una programmazione implicita, prendere la birra, prendere il cavatappi, gettare il tappo nella spazzatura e così via. Sembra analizzare ogni cosa che fa e lo stesso fa con i sentimenti, li vive e racconta in maniera distaccata, da spettatore, riuscendo a discernere il dolore dalla compassione, l'infatuazione dall'amore. Però come già detto, magari è solo un mio gusto personale, lo preferisco quando è meno onirico e più reale. Questo alla fine un pò come 1Q84 è un libro che parte benissimo, come un potenziale capolavoro, ma poi si perde prima della metà. E proprio come in 1Q84 il finale è semplice e banale, e dopo aver letto 800 pagine ci si aspetta (anzi, si desidera) qualcosa di più. Rileggerò Murakami perché amo il suo stile ma questo mi ha convinto a metà.

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Commenti

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ma ...sai?!.....a parte Norweegian Wood i libri di Murakami sono così....Stile un pò Linch...
A me piace anche perchè ogni finale di Murakami te lo puoi immaginare come meglio credi! Ha uno stile tutto suo! Te lo dico nel caso tu volessi leggere ancora qualcosa di questo autore! :-)
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Giovannino
27 Giugno, 2014
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In realtà già ho letto molto di suo e ne leggerò sicuramente altri, il suo stile mi piace e lo ritengo unico, però a volte i contenuti sono un pò troppo vaghi e le trame rischiano di passare dall'intricato interessante al lento noioso, però come hai detto tu, questo è Murakami :)
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aeglos
27 Giugno, 2014
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Esatto è la sua particolarità! :-)
E penso che sia unico! .-)
Io passo!!! Non discuto l'unicità di stile di un autore, ma così come descrivi il libro, mi viene in mente una sola frase:" Che noiaaaaa!"
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Giovannino
28 Giugno, 2014
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Nel complesso si. Le prime duecento pagine le ho bruciate, pensavo di finirlo in 3 giorni, poi invece dalla 400 alla 800 non arrivavo più. Le ultime 200 non vedevo l'ora finisse solo per vedere che gran finale avesse in serbo. E invece nulla.
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gracy
29 Giugno, 2014
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Personalmente credo che questo sia il libro più brillante e sentito di Murakami, quasi 800 pagine di magia e inquietudine, in perfetto stile Murakami, impossibile annoiarsi
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Giovannino
30 Giugno, 2014
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Non so, io onestamente gli preferisco Norwegian wood, capisco quello che intendi e se parliamo dello stile Murakami e delle tematiche trattate (così come del "mondo onirico" spesso presente nei suoi libri) questo romanzo è senza dubbio l'essenza della scrittura di Murakami, c'è proprio tutto. La mia non voleva essere però una critica al libro di per se, nel senso che se si cerca questo qui è presente all'ennesima potenza, quanto piuttosto un mio gusto personale sul suo stile, che, in alcuni punti trovo eccessivo. Però ripeto, Murakami è questo, potremmo dire "o lo si ama o lo si odia" , ecco, io gli voglio bene. :)

08 Novembre, 2018
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Devo dire che appena letta l'ultima pagina il mio pensiero era quello che hai descritto tu: "beh quindi?...". Poi sono andato su internet alla ricerca di impressioni di altri lettori, che magari erano riusciti meglio di me a cogliere il senso della storia, perchè non ci credo che uno come murakami scrive 800 pagine senza dire niente. Uno su tutti mi ha illuminato più degli altri, ha colto le similitudini, ha colto i tratti comuni di storie lontane nel tempo e personaggi fantasiosi. Quella sensazione di aver buttato via del tempo a leggere un libro lunghissimo è svanita. Il significato che a volte non è spiattellato nelle ultima pagine ma ha bisogno di un ragionamento in più è quello che alla fine ti resta dentro più tempo.
PS. 1Q84 ha anche un libro 3 in cui la storia si conclude con tutte le spiegazioni del caso ;)
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