Dettagli Recensione
“Cosa c'è di più spaventoso di uno specchio?”
“Cosa può capitare di meglio a una ragazza che finire nelle mani di un mostro?”
Provocatoria Amélie, che ci racconta con leggerezza apparente, trasfigurandone i contenuti, la storia di un sequestro di persona e di un abuso fisico e psicologico.
La ragazza si chiama Hazel ed è impregnata dell'amore ambiguo e totalizzante del suo carnefice-benefattore, un vecchio settantasettenne che le ispira affetto e ripugnanza.
Affetto, perché l'uomo sembra proteggerla dalle insidie del mondo esterno isolandola nel lussuoso palazzo di una piccola isola, ripugnanza, perché la possiede anima e corpo.
Un manuale di psicologia non potrebbe spiegare meglio il subentrare di certi meccanismi patologici in una relazione, e gli effetti del veleno di un manipolatore vengono assorbiti anche dal lettore, che non distingue più così nettamente il confine tra colpa e innocenza: la colpa del carnefice si illumina di generosità, l'innocenza della vittima si macchia di ipocrisia.
Liberarsi dalla grinfie di un oppressore - ci viene spiegato tra le righe - potrebbe significare dover fare i conti con se stessi, smettere i panni di martire e misurarsi con le proprie forze.
E' più rassicurante sottomettersi ai desideri altrui e vedersi solo con gli occhi di chi dice di amarci e ci propina le sue verità. Meglio non guardarsi, meglio non vedere:
“Cosa c'è di più spaventoso di uno specchio?”
Il culto della bellezza portato all'estremo, in un folle desiderio di possesso esclusivo, è uno dei punti cardine del romanzo, ma c'è dell'altro: c'è l'amore che finisce per somigliare all'odio (“quando si ama davvero qualcuno non ci si può impedire di fargli del male”) e c'è, da parte della persona oggetto di quest'amore, la necessità di dare un volto umano e gentile all'amante carceriere, fino a ricambiarne il sentimento.
Il romanzo ha due diversi finali: nel primo prevale la razionalità, la vita fuori da quel palazzo così simile ad un castello stregato, nel secondo ha invece la meglio il lato più cupo e inquietante della passione, che travolge inaspettatamente chi ne sembrava immune.
La scrittrice - che in simili dicotomie con se stessa spesso si dibatte sfogandole in dialoghi serrati - non è riuscita a prendere una decisione, tentata dalla logica “perturbante e implacabile” di una favola a tinte oscure.
Indicazioni utili
Commenti
8 risultati - visualizzati 1 - 8 |
Ordina
|
8 risultati - visualizzati 1 - 8 |