Dettagli Recensione
L'arte è un dono, ma di chi?
Questo nuovo personaggio di Potok, Asher Lev,un ragazzino di 10 anni, è molto diverso dal Reuven conosciuto in Danny l'eletto o nelLa scelta di Reuven. Gli manca quella calma legata alla volontà di bene, alla pace interiore raggiunta, alla razionalità del bene. Qui troviamo un protagonista umorale, emotivo, legato con un nodo scorsoio a una famiglia chassidica di bravissime persone, buone ma di vedute ristrette, di orizzonti inesistenti, castranti per l'artista in erba, fonti di continue angosce per il figlio. Asher assomiglia un po' a Danny nel rapporto tormentato con la famiglia, soprattutto con il padre. L'ansia continua per i genitori è in un certo senso all'origine anche del dono di Asher, quello dell'arte, della pittura. Nel romanzo Potok parla diffusamente del rapporto di Asher con la pittura e della sua idea di arte. Bellissime le pagine che descrivono il rapporto con l'artista Jacob Kahn, suo maestro. Arte non è tecnica, non è stile. Nel quadro l'artista deve trasporre il suo mondo interiore con assoluta fedeltà e verità. Interessante il discorso sulla verità: sul non poter aver paura, sul dover svelare a un mondo ammantato di ipocrisia qualcosa che lui non ha gli occhi per vedere. Chi cerca solo un buon risultato formale non è un artista, ma una puttana. Perciò, dovendo guardare negli occhi la vita e la morte, dovendo guardare dentro di sè, l'artista non può essere limitato da un'ideologia per quanto buona. Deve guardare tutto, deve mostrare tutto senza filtri, senza limiti. Porsi un obiettivo di convertire il mondo, di allietare il mondo sarebbe una forma di prostituzione dell'arte. L'arte deve aprire una finestra, mostrare le cose per come sono, non allietare, nè convertire. Cercare la verità vuoi nella soggettività dell'artista vuoi nel mondo.
"Avrebbe fatto differenza per qualcuno al mondo che io provassi un senso di incompletezza di fronte a quel quadro? A chi sarebbe importato del mio tacito grido di frode? Solo Jacob Kahan e forse uno o due altri avrebbero percepito l'incompletezza. E anche loro non avrebbero mai potuto sapere quanto incompleto fosse realmente, perchè di per sè era un buon quadro. L'avrei saputo soltanto io.Ma lasciarlo incompleto avrebbe fatto di me una puttana. Avrebbe reso più facile in futuro lasciare il lavoro incompleto. Avrebbe reso sempre più difficile disegnare con quell'in più di dolore nello sforzo creativo che sempre costituisce la differenza tra integrità e inganno."
La vera arte è in stretto rapporto con il dolore. Causa dolore, mostra il dolore. Crocifigge.
La ricerca artistica non può essere solo ricerca formale ma deve essere ricerca formale allo scopo di esprimere e mostrare il dolore com'è, di rendere visibile la propria interiorità in modo onesto. Una ricerca non solo nella superficie ma anche nello spessore, cioè nella verità delle cose.
La sofferenza di Asher in famiglia è necessaria perchè è il motore della sua arte, le dà forza.
Io credo che le stesse considerazioni siano valide per qualsiasi espressione artistica, anche per la letteratura. Sicuramente nei romanzi di Potok si coglie questo desiderio di verità sia assoluta che soggettiva. La sua arte ci mostra la sua intima e vera visione del mondo arricchendoci.
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Commenti
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Qui Potok s'immerge nel mondo dell'arte e della creazione artistica. Sicuramente questo autore era un appassionato di arte : lo dimostra anche nel romanzo che segue e che è la continuazione di questo ("Il dono di Asher Lev").
Molto affascinante la saggia e un po' misteriosa figura del Rebbe.
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