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Rancori di un insospettabile
Una ragnatela di eventi predisposti a disegnare la mostruosità dell'uomo medio; con questo arguto escamotage Herman Koch ci trascina nell'apatico sopravvivere di Fred Moorman. Quasi cinquantenne gravato da insoddisfazione esposta seguendo tortuosi ragionamenti di raro cinismo, generati dalla grande insofferenza nei confronti di qualsiasi essere umano gli ronzi intorno.
Dietro le scalmane verbali ci sono pensieri inconfessabili, nella sua mente spesso prende forma una violenza inaudita, una ferocia totalitaria ed insensata. Fondamentalmente è un codardo, vive di fantasticherie ed è incapace di farsi rispettare.
Mal sopporta ma accetta rassegnato il bighellonare del cognato, odia l'anziana inquilina del piano terra che regolarmente gli appesta casa con effluvi tutt'altro che gradevoli, ne farebbe di ogni al presentatore televisivo dal sorrisone infingardo. Eppure si limita a gingillarsi con le sue fantasie, almeno fin quando incontra il piacente Max G., suo vecchio compagno di scuola da sempre dedito a traffici poco chiari.
Koch analizza quest'uomo incapace di alimentare la propria vita, lo fa sfruttando salti temporali gestiti con padronanza assoluta del ritmo narrativo per mettere in luce una morale corrotta, una fascinazione per un male che può diventare radicale soluzione all'intolleranza.
Il protagonista è la personificazione del nulla, talmente anonimo da non essere neppure descritto dall'autore. Un uomo comune dentro cui si contorce la rabbia in attesa di essere soddisfatta da mani e menti ignote.
Sembra non accadere niente di clamoroso, ed invece il lettore viene pungolato tramite sospetti e indizi disseminati lungo un percorso di quotidianità fittizia fino al crescendo finale in cui i favori esigeranno la giusta contropartita.
Romanzo amaro ed incalzante, efficace nel descrivere l'orrore dietro l'apparente normalità.
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Purtroppo non posso che darti ragione, meglio rifugiarsi nei nostri amati libri anche se poi sono spesso lo specchio di una realtà ben più aberrante della fantasia.
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