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Le madri nere
L’incipit ferisce come una stilettata: "È dura scrivere con la mano sinistra. Eppure dovrò abituarmici, altrimenti la mamma sarebbe fin troppo contenta, e ho giurato di non darle mai più soddisfazione. È stato perché non potessi più scrivere le mie porcherie, come dice lei, che mi ha mozzato il pollice l’altra sera. Se sapesse che nonostante tutto io insisto, potrebbe benissimo ricominciare ad affettarmi. Non credo le seccherebbe. Anzi, forse ci troverebbe il suo piacere. Ho visto la luce che le si è accesa negli occhi quando il coltello da macellaio si è abbattuto sul mio pollice tranciandolo di netto. Una luce cattiva, fredda, simile al riflesso della lampada sulla lama così ben affilata".
"Le madri nere" non è un giallo, né una riflessione intellettuale sui rapporti familiari. Eppure nel racconto che scorre, come una favola nera, sulle riunioni inquietanti di sei donne orfane dei loro figli, si ritrovano tutti questi elementi.
E' un romanzo intenso e agghiacciante, ambientato nella campagna francese durante la guerra. Descrive le tormentate vicende di un bambino di tredici anni, costretto a subire continue torture e vessazioni da parte della madre psicopatica. Ginette, donna ignorante e spietata, lo accusa di aver ucciso durante la gravidanza, strozzandolo nella placenta, il fratello gemello nato morto. Testimone impotente della violenza subita, il piccolo Maurice descrive nel suo diario ogni piccolo particolare della crudeltà materna. Complici della madre un gruppo di donne, le Madri nere, unite in una sorta di società segreta, costituita per piangere i loro figli scomparsi prematuramente.
Sullo sfondo la figura del padre, falegname alcolizzato, totalmente passivo di fronte alla moglie, che sfugge nel vino e nel totale isolamento le frustrazioni della vita coniugale.
Un romanzo che toglie il respiro, terribile e struggente, che esplode in una scrittura pulsante ed essenziale, così terribilmente realistica da far rabbrividire.
Buona lettura:)