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Voglio la testa di Ryan Giggs
 
Voglio la testa di Ryan Giggs 2014-06-04 21:59:44 Giovannino
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Giovannino Opinione inserita da Giovannino    04 Giugno, 2014
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Una splendida trovata di marketing.

Mettiamola così: se questo libro lo avessero presentato in maniera diversa, tipo "Questa è la storia di un giovane attore che dopo un gran film di successo ha inanellato due flop ed è caduto in depressione entrando nel tunnel dell'alcolismo", lo leggereste? Forse si. Forse no. Certo è che tutt'altro appeal ha invece un libro che viene presentato come "Questa è la storia dell'esordio più tragico della storia del calcio, solo 133 secondi per mettere fine ad una carriera". Ecco così che un libro medio o discreto, grazie ad una splendida operazione di marketing, diventa un libro da leggere assolutamente. Perché, è bene che lo sappiate, quello che durante tutto il libro viene presentata come una storia vera (o almeno in parte romanzata) in realtà è inventata di sana pianta. Lo sfortunatissimo Mike Wilson infatti non è mai esistito, anche se durante il libro si ha come l'impressione che in un modo o nell'altro il povero Wilson abbia fatto parte di una delle squadre più gloriose d'Inghilterra, il Manchester United. Perché ho fatto questa precisazione? Perché secondo me è indispensabile per valutare a pieno il romanzo. Mi spiego: questo romanzo è la storia di un fallimento, che peggiora con il passare del tempo in maniera inversamente proporzionale al successo della sua "nemesi" Ryan Giggs, immenso giocatore dello United. Mike Wilson è infatti un giovane ragazzo di Manchester che fin da bambino sogna di giocare all'Old Trafford, il calcio e lo United sono la sua vita. Finalmente all'età di 18 anni ce la fa, ma dopo 133 secondi, per rincorrere un passaggio sbagliato di Giggs si rompe una gamba in un contrasto con un difensore. Da qui inizia la caduta del nostro antieroe, che prima si fa cacciare dalla seconda squadra dello United, poi da una squadra di terza divisione, per finire infine nel tunnel dell'alcool. In contrapposizione a ciò la splendida carriera di Ryan Giggs, l'uomo che con un passaggio sbagliato gli ha rovinato la vita e che ora sta godendo di tutti i successi che altrimenti sarebbero spettati a lui. E non è un caso se i momenti più alti della storia recente dello United corrispondono con i momento più bassi della vita del nostro Wilson. Il libro è scritto un po' in seconda parte da un narratore onnisciente ed un po' in prima persona, ed i vari capitoli sono inframmezzati da alcuni report delle partite più famose dello United. Il linguaggio è semplice e scorrevole, non ci sono i classici dialoghi sostituiti da dei corsivi che rendono la lettura più fluida. In sostanza non è un brutto libro, ma prima di lui altri mille scrittori hanno raccontato storie di fallimenti (mi viene in mente L'urlo e il furore di uno splendido Faulkner, ma ce ne sono almeno un altro centinaio) e in maniera molto più originale e intricante di questo romanzo che invece a tratti sembra forzato e scontato (lo scivolare nell'alcolismo è a dir poco prevedibile). Diciamo che è un libro che si legge volentieri ma nulla di trascendentale. È invece da voto 10 l'idea di marketing che ti invoglia a comprarlo.

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