Dettagli Recensione
Pi e Richard Parker.
Piscine Molitor Patel è un giovane indiano di Pondicherry, nato e cresciuto a stretto contatto con la natura e le sue componenti. Suo padre e sua madre gestiscono uno zoo ben attrezzato e ricco di animali dei più vari generi. Ma si sa, i tempi cambiano, per tutti inesorabilmente e quando ci sono di mezzo i figli, tante sono le scelte che un genitore si propone di abbracciare pur di riservare alla sua prole un futuro migliore. Alcune decisioni non sono indolore e comportano sacrifici e rinunce, Pi lo sa molto bene: la sua famiglia animata da ogni miglior proposito e dalla più audace delle speranze decide di vendere lo zoo e con il ricavato di lasciare l’India per cercare la fortuna in Canada.
Pi deve dire addio a tutto ciò che ama e a tutto ciò che sino a quel momento ha caratterizzato la sua vita, non è facile per un uomo adulto abbandonare tutte le sue certezze, figurarsi per un giovane adolescente. Proprio quando pensa di essere dinanzi alla più grande difficoltà che ha mai incontrato, la vita gli riserva un altro tiro mancino. Dormiva il nostro giovane Pi quando viene svegliato da un rumore inaspettato. Animato dalla curiosità propria di ogni giovane decide di andare a vedere quale fosse la causa di quel frastuono, inconsapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto i suoi cari. Lo scenario che si apre dinanzi ai suoi occhi non lascia spazio alla fantasia e alle vie di fuga: feroce e senza scrupoli la tempesta si stava scaricando con tutta la sua forza sulla nave. -“Cosa succede?”- Si chiese il giovane indiano. -“Devo correre ad aiutare la mia famiglia, la devo avvertire!”- Lo sgomento, la disperazione presero il sopravvento sulla ragione. Ma prima che questi pensieri potessero concretizzarsi un marinaio, conscio della gravità della situazione, lo sorprese alle spalle e senza alcuna esitazione lo scaraventò su una scialuppa di salvataggio augurandogli di aver salva la vita. Con quell’incredulità tipica di chi non vuol credere ai propri occhi, il relitto fu risucchiato dalle acque. Non poteva essere vero, era impossibile che fosse solo. Che fosse oggi o che fosse domani prima o poi i suoi genitori avrebbero fatto la loro comparsa, sua madre lo avrebbe abbracciato e cullandolo dolcemente gli avrebbe sussurrato che loro stavano bene e che tutto sarebbe andato per il meglio perché unita una famiglia può tutto. Solo dopo il trascorrere di un tempo inesorabile Pi realizza che la sua unica compagnia è ormai la solitudine. O almeno così pensava……….
Perché si sa, come la vita toglie la vita dà e poteva un giovane ragazzo come Pi affrontare un viaggio del genere in completa solitudine? No. Solo che i suoi compagni d’avventura non sono i classici personaggi a cui siamo abituati.. Richard Parker, una meravigliosa tigre di 200 kg, sarà la protagonista indiscussa dell’avventura, compagna prima temuta e poi amata, Orange Juice una femmina di orango coprirà l’assenza della figura materna aiutando Pi ad affrontare quella sensazione di abbandono e di sconforto determinato dalla perdita dell’affetto caro, la zebra sarà la prima a salutarci ma anche il suo ruolo non sarà stato vano ai fini della storia.
In ipotesi il libro può essere suddiviso in tre parti e si interroga su varie tematiche, una tra le tante è la religione. Pi nasce induista eppure si avvicina tanto all’Islam quanto al Cristianesimo per finire poi durante il viaggio col mettere in discussione tutti i credi a cui si era ispirato nella sua crescita interiore.
Richard Parker è una figura enigmatica ed affascinante. E’ impossibile resistere allo charme che questa tigre trasmette. Per tutto il romanzo, si è vicini a Pi, gli stati d’animo del lettore mutano in base ai suoi timori e alle sue emozioni. Se inizialmente ci si immedesima nella paura nutrita dall’essere umano nei confronti dell’animale feroce, col tempo quella “minaccia” finisce col diventare l’unico appiglio per “andare avanti”, per “non mollare”, per “non arrendersi”. I due protagonisti non sono così distanti come inizialmente poteva pensarsi. Richard Parker alla fine non è più una tigre, è un essere umano perché i suoi stati d’animo, la sua condizione sono le stesse che qualunque uomo proverebbe in una situazione similare. E quando alla fine del romanzo le strade di Pi e di Richard si separano, la tigre manca al lettore quanto a Pi. Un personaggio privo di parole ma significativo, profondo e ricco come pochi. Il classico “un silenzio vale più di 1000 parole”..
A quale verità credere? Questa è l’ultimo quesito a cui “La vita di Pi” ci sottopone. Dopo aver ricevuto le cure mediche necessarie Pi viene interrogato dai funzionari incaricati per comprendere da un lato come il giovane sia potuto sopravvivere a ben 227 giorni di naufragio e dall’altro come la vicenda sia veramente andata. Ed è li che Martel lascia al lettore la possibilità di scegliere a quale “verità” credere.