Dettagli Recensione
Un romanzo ed un esperimento sociologico
Leggete qualche riga poi chiudete gli occhi e cominciate ad immaginare, riapriteli e proseguite, così fino alla fine, poi però, se vi riesce apriteli davvero.
Siamo noi i veri protagonisti di questo libro, siamo in una realtà inaspettata, la nostra società di tutti i giorni ma espressa attraverso una nuove percezioni sensoriali, i concetti sfuggono di tatto in tatto, di suono in suono.
E se tutti un giorno perdessimo la vista? A chi ci affideremo, quale affetto,quale ente? Potremmo contare su noi stessi? Che sapore avrebbe il lavoro? Il cibo? Le nostre passioni?il nostro tempo?il giorno? La notte? Il semaforo? Conteremo sugli affetti di tutti i giorni? Daremo lo stesso valore al mondo che ci circonda ma che non vediamo? Alla cura di noi stessi? Dei nostri valori?
Immaginati al semaforo, nella comodità della tua auto, d’un tratto, più nessun colore, cosa fai? Scendi? Dove vai? Le auto dietro di te suonano, tutto suona e non si mostra, dove andrai? che farai? ma soprattutto, chi sarai?
Saramago, ci mette tutti al buio, ansi, parla di una cecità bianca, per cui siamo tutti in piena luce, tranne un unico persona, la fantomatica Moglie del medico. Non sappiamo perché solo lei si sia salvata dal contagio, ma sappiamo che è l’unica che può osservarci ignara anch’essa del suo esclusivo destino. Ci osserva mentre cadiamo come birilli uno dietro l’altro cercando semplicemente la strada del bagno, mentre tradiamo col corpo la nostra figura, mentre ci corrompiamo carnalmente nell’oscurità conferita al nostro destino avverso.
La trama ci parla di un contagio e di una brutale quarantena in cui vengono portati tutti i primi non vedenti più la moglie del medico, la quale di sua spontanea volontà si è finta ceca per seguire il ricovero del marito.
La quarantena è lo specchio di una micro-società che nel momento della difficoltà non manca a razzie,stupri e omicidi. Nessuno spirito di solidarietà è così tanto grande da sconfiggere la paura. Paura che giorno dopo giorno incalza nello spirito di ognuno e li rende più vigliacchi o più inermi.
Nessun personaggio viene identificato con un vero nome, ognuno è rappresentato entro i limiti del nuovo linguaggio e dell’ultimo sguardo che hanno ricevuto prima di ammalarsi, come la donna da gli occhiali scuri, il ladro, il dottore, la moglie del dottore etc.
Si creano piccole società di aiuto, non meno tenaci della criminalità. La vita passata da vedenti non sempre corrisponde alla vita in cecità, talvolta riscatta gli animi puri che calpestati dal segno dell’apparenza prima non avevano riscosso il giusto ascolto, come l’uomo dalla benda nera e la donna dagli occhiali scuri.
L’istinto di sopravvivenza ostruisce il credo del buon senso, defecato per strada, nel tragitto tra la ricerca della strada e la fuga dall'imbarazzo.
E’ un libro intenso, che mostra che non c’è quarantena peggiore della società odierna che ci siamo costruiti. Siamo tutti malati della nostra cecità bianca ma Saramgo ci apre gli occhi chiudendoceli una volta per tutte.
La cecità bianca è sopra le nostre teste ogni giorno, in un celo di nubi bianche, e sotto di essa noi facciamo il nostro porco comodo credendo di non esser visti, poiché riteniamo di aver occhi abbastanza lucidi per guardarci le spalle e ci sentiamo al sicuro e tal volta migliori di quello che siamo.
Il regista Fernando Meirelles nel 2008 realizzò una trasposizione del libro sotto il nome, per l'appunto, Blindness, e posso dire con piacere che siamo in uno di quei rari casi in cui il film da perfettamente giustizia al testo, soprattutto la protagonista Julianne Moore, che non tradisce mai e interpreta con profonda bravura una stupenda moglie del medico.
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Commenti
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Detto ciò, con piacere ho superato l’ostacolo di confrontarmi con uno stile più particolare rispetto ad i miei soliti gusti e ho scovato un meritatissimo Premio Nobel per la letteratura.
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